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CAPITOLO QUINTO<br />
L’ABITO DELLA FEDE<br />
Quando, colla grazia di Dio, l’anima ha raggiunto l’atto di fede, che di per sé, in quanto atto,<br />
sarebbe transitorio, per l’aiuto con cui Dio l’accompagna, esso rimane nell’anima e successivamente si<br />
ripete sia riguardo a tutte le verità rivelate da Dio complessivamente, sia riguardo a singole verità<br />
esplicitamente. Ciò accade a meno che l’uomo volontariamente non voglia respingere da sé la fede che ha<br />
ricevuto. Se non la respinge, l’anima non solo compie atti di fede, ma è in uno stato permanente di fede,<br />
e cioè possiede l’abito dalla fede.<br />
Quando è che viene infuso nell’anima l’abito della fede?<br />
Rispondiamo con la seguente:<br />
TESI - La virtù della fede viene Infusa nell’anima Insieme colla grazia abituale e le altre virtù<br />
nel momento stesso della giustificazione.<br />
É CERTO<br />
dal Conc. di Trento che ha dichiarato così come fra poco esporremo.<br />
SPIEGAZIONE: Grazia abituale è la grazia che inerisce all’anima facendoci figli adottivi di Dio.<br />
Con questa l’anima viene santificata e comincia sulla terra quella vita divina, che sarà completa nel cielo.<br />
Momento della giustificazione. L’anima diventa giusta, cioè cara a Dio, ricevendo questa sua vita<br />
divina. Riceve la giustificazione nel Battesimo in cui viene cancellato il peccato originale ed<br />
eventualmente gli altri peccati; la riceve di nuovo nella Confessione o col pentimento perfetto, quando ha<br />
perduto la giustificazione per il peccato mortale. (Notate, come vedremo fra poco, che non ogni peccato<br />
mortale toglie la fede, ma solo il peccato contro questa virtù).<br />
Le altre virtù: con la fede, nella giustificazione vengono infuse nell’anima le altre virtù a<br />
cominciare dalle altre due teologali: speranza e carità. Vengono pure infusi i Doni dello Spirito Santo.<br />
Però la fede come dichiara il Conc. di Trento (D. B. 800) è «il fondamento e la radice di tutti la<br />
giustificazione»; perciò, di per sé la prima di tutte le virtù. Infatti come posso avere la speranza o l’amore<br />
verso Dio, se non credo?<br />
Diciamo «per sé» perchè «accidentalmente» 1 , qualche altra virtù potrebbe essere antecedente in<br />
ordine di tempo, come l’umiltà o la fortezza, per essere ben disposti a ricevere la fede e a superare gli<br />
ostacoli per giungervi, oppure prima in ordine di dignità, come la carità, che è la regina delle virtù.<br />
PROVA - Il Conc. di Trento (1. c.) dichiara: «l’uomo, per mezzo di Gesù Cristo, in cui è inserito,<br />
nella stessa giustificazione, colla remissione dei peccati. ricevo tutte queste cose: la fede, la speranza e<br />
la carità». É chiaro dunque il pensiero della Chiesa e vediamo in primo luogo enumerata la fede.<br />
Dopo queste dichiarazioni è unanime il consenso dei teologi nell’affermare questa dottrina come certa,<br />
anzi alcuni, come il Veda, il Suarez, il Ripalda, la dicono persino di fede.<br />
GLI UOMINI E LA FEDE<br />
Esaminiamo ora l’abito della fede che possono avere gli uomini, sia in questa vita che nel1’altra<br />
IN QUESTA VITA. Ci sono degli Infedeli, cioè coloro che non hanno le fede. Certamente, se mai<br />
hanno creduto non hanno l’abito della fede. Tra i fedeli ci sono i giusti e questi, senz’altro, hanno la fede.<br />
Ma ci sono anche dei peccatori, può esserci la fede insieme al peccato?<br />
La risposta l’abbiamo già avuta quando in principio abbiamo parlato della fede formata e fede<br />
informe, ossia fede viva o morta. Ma per essere esatti portiamo le parole del Conc. di Trento (D. B. 806):<br />
1 Usiamo questa parola opposta alla parola «per sé» che incontreremo s’tolte volte per tradurre la frase tecnica e per<br />
«accidens» che ha un significato tutto suo, difficile a tradursi esattamente. Potremmo anche dire: occasionalmente, per eccezione,<br />
incidentalmente, ecc.