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L’ESISTENZA DI DIO<br />

Le prime composte di materia e di forma, possono perdere l’esistenza per la corruzione intrinseca<br />

della loro essenza: nascono e muoiono.<br />

Le seconde, essenze semplici, non sono soggette a corruzione intrinseca: come hanno origine solo<br />

per creazione divina così possono perire solo per annientamento da parte di Dio: esse sono per natura<br />

immortali.<br />

S. Tommaso passa dunque dalla considerazione delle essenze corruttibili (essere contingente) a<br />

quella delle essenze incorruttibili (essere relativamente necessario) a da queste a Dio, essere<br />

assolutamente necessario.<br />

Ma l’efficacia e la chiarezza della prova a me pare non richiedano di fermarci su tale distinzione.<br />

La questione è di vedere se a queste essenze, sia corruttibili che incorruttibili, l’esistenza<br />

appartiene essenzialmente oppure no.<br />

Possiamo vederlo immediatamente per le essenze corruttibili che sono sotto la nostra diretta<br />

esperienza: esse evidentemente sono contingenti e perciò esigono l’affermazione dell’Essere da cui<br />

ricevono l’esistenza.<br />

Ma poiché l’Essere necessario non può essere che uno solo, ne segue che anche tutte le altre<br />

essenze esistenti che non sono sotto la nostra attuale esperienza, e quindi anche le essenze fisicamente<br />

incorruttibili, sono esseri contingenti, a cui non è essenziale l’esistere.<br />

Che poi l’Essere necessario sia uno solo si dimostra facilmente con lo stesso argomento con cui si<br />

dimostra l’unità di Dio: l’Essere necessario è quello in cui essenza ed essere si identificano e quindi è Atto<br />

puro, senza alcun limite, perciò infinito. Ma non possono esistere due o più infiniti).<br />

IV a Via: i gradi di perfezione<br />

Ci sono due specie di perfezione: una che compete agli esseri in quanto tali, nel loro modo di<br />

essere, e questa non ha gradi più o meno grandi; per esempio un leone non è più animale di un asino o<br />

l’oro non è più metallo del piombo. Hanno rispettivamente la perfezione di animali o di metallo e basta.<br />

C’è invece un’altra perfezione che trascende, cioè va al di sopra specialmente della materia, come l’ente<br />

(che, come abbiamo dimostrato può essere più o meno perfetto, necessario o contingente) l’unità, la<br />

verità, la bontà e ancora la vita, l’intelligenza, la volontà, ecc.<br />

Queste si riscontrano negli esseri in gradi diversi. di queste perfezioni che parliamo.<br />

1) - Nel mondo vediamo cose più o meno perfette.<br />

2) - Una cosa è più o meno perfetta, in quanto più o meno si avvicina all’Essere che è il massimo<br />

riguardo a quella perfezione (l’Essere, la bontà, la verità, ecc.).<br />

3) - E ciò che è massimo in qualche genere è la causa di tutte quelle cose che sono in quel genere.<br />

4) - Dunque c’è qualche cosa che a tutti gli enti è causa dell’essere e di qualsiasi altra<br />

perfezione.<br />

Questo Essere infinitamente perfetto è DIO<br />

SPIEGAZIONE: Questo argomento, sotto un altro aspetto, si collega con quello della causalità.<br />

L’aspetto differente è quello di causare i vari gradi di perfezione nelle cose che non hanno di per sé stesse<br />

la perfezione, ma da questi la ricevono.<br />

Cose più o meno perfette. Vediamo questi differenti gradi nelle cose del mondo: altro è la bontà<br />

o la nobiltà di vita della pianta, del cavallo, del metallo, del corpo, dello spirito.<br />

Quando notiamo questa differenza di perfezione nelle cose, veniamo a conoscere che non hanno la<br />

perfezione di per sé stesse, ma l’hanno per partecipazione, cioè l’hanno da un altro. Se quest’altro pure<br />

ha una perfezione limitata, vuol dire che questi pure l’ha ricevuta da un altro, e da un altro ancora e così<br />

di seguito; finché non si giunga a un Essere infinitamente perfetto che abbia in sé stesso la ragione di<br />

tutta la perfezione.<br />

Attenti a non scambiare questo argomento con la famosa prova di S. Anselmo. Questi, come<br />

dicemmo, passa dall’ordine ideale a quello della realtà, ciò che è illogico. Qui, invece, si parte dal campo<br />

reale, cioè dal fatto constatato della perfezione degli esseri e da questo fatto si risale logicamente<br />

all’Essere infinitamente perfetto.<br />

V a via: l’ordine dell’universo<br />

Questa via è basata sulla causa finale per cui si chiama anche: finalismo, che significa:<br />

ordinazione a un fine determinato.<br />

«Ognuno che agisce, agisce per un fine» fu detto fino da Aristotele. Vedendo dei mezzi ordinati a<br />

un fine, debbo trovarci una mente che ve li ha ordinati, se questi mezzi non hanno un’intelligenza di<br />

ordinarsi da sé. Per esempio: un orologio ha come fine di segnare con esattezza il tempo. Tutte le sue<br />

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