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18<br />
LA RELIGIONE<br />
Necessità della Religione<br />
A) Considerazione storica:<br />
Tutti i popoli della terra in tutti i luoghi e in tutti i tempi hanno professato una qualche religione.<br />
Ciascuna di queste, in forma più o meno completa, presenta i tre elementi di cui abbiamo parlato sopra;<br />
cioè: una dottrina, una regola di costumi, e atti di culto.<br />
Possiamo riscontrare ciò presso tutti i popoli e basta consultare qualunque seria documentazione<br />
della vita di ciascun popolo della terra per ritrovarvi questo fatto: dagli Ebrei agli antichi Egiziani, ai Siro-<br />
Babilonesi, dai Romani, fino ai Cinesi, agli Indiani, alle tribù dell’Africa e a quelle delle più sperdute isole<br />
del Pacifico. 1<br />
Ormai è un fatto acquisito storicamente: nessun popolo ha una completa assenza del sentimento<br />
religioso.<br />
Ora ci domandiamo:<br />
Come si spiega questa universalità di consenso di tutti i popoli nella pratica di una religione?<br />
A questo dato di fatto storico, dà la sua risposta una considerazione filosofica e una psicologica.<br />
B) Considerazione Filosofica:<br />
Riflettendo sulla propria natura l’uomo capisce che ha Dio come suo primo principio e suo ultimo<br />
fine. Infatti l’uomo attraverso le cose create, può conoscere con certezza alla luce della sola ragione che<br />
c’è un unico vero Dio nostro Creatore e Signore 2 . Di qui egli vede gli obblighi che ha verso di Lui: a Lui<br />
deve rendere onore supremo, esprimere tutta la sua sudditanza eseguendo la sua legge. Venendo da Dio, a<br />
Lui deve tutto; tendendo a Dio, deve agire in modo da raggiungerlo come suo fine.<br />
Se dunque l’uomo vuol seguire il lume della sua ragione, capisce eh0 tutto deve a Dio, deve<br />
amarlo, deve servirlo e così tendere a Lui.<br />
Ne consegue la necessità di professare la religione.<br />
Già il libro della Sapienza (13, 1. s.) dà una lucida spiegazione della responsabilità dei pagani, che<br />
possono conoscere Dio colla ragione: «Vani son tutti gli uomini che non hanno cognizione di Dio, e dai<br />
beni visibili non han saputo conoscere Colui che è, e dalla considerazione delle opere non han saputo<br />
conoscere chi ne fosse l’artefice. Ma il fuoco, il vento e la mobile aria o il giro delle stelle, o l’onda<br />
impetuosa, o il sole o la luna presero come dèi, governatori del mondo. Se dilettati da tali cose le<br />
supposero dèi, sappiamo quanto più bello di esse è il loro Signore, giacché l’Autore della bellezza creò<br />
tutte quelle cose. Se furono colpiti invece dalla loro potenza ed energia, intendano da esse, che più<br />
potente di loro è Colui che te produsse. Dalla grandezza invero e dalla bellezza delle creature si può<br />
conoscere per analogia il loro Creatore. Tuttavia un. minor biasimo grava su costoro; perchè errano<br />
forse, cercando Dio e bramando trovano. Occupandosi infatti delle sue opere essi fanno ricerche, e si<br />
lascian persuadere (dall’apparenza) poiché son belle le cose visibili. Però neppure essi sono scusabili,<br />
perchè se tanto scienza riuscirono ad avere, da poter scrutare il mondo, come mai, non trovarono più<br />
prontamente il Signore di esse?»<br />
S. Paolo, nelle lettera ai Romani (1, 19 s.) ripete lo stesso concetto.<br />
In questi ultimi anni un apporto grandissimo è stato dato dagli studi storici di comparazione delle<br />
religioni fatto da G. Schmidt e la sua scuola nella quale principalmente M. Schulinen. Oltre al suo Manuale<br />
già citato, si può veder l’opera completa «Der Ursprung der Gottes idee (L’origine della idea di Dio)<br />
Munster 6. ed. 1943». In questo poderoso studio egli dimostra che il culto del «Grande Dio» è il<br />
fondamento e il centro di tutta la religione presso tutti i popoli. Anzi dimostra che in principio il culto era<br />
monoteistico. I popoli passarono al politeismo per successive aberrazioni.<br />
Alle affermazioni di alcuni esploratori (Sarasin, Fourlong, Volz) che dicevano di aver trovato delle<br />
tribù dove non si praticava nessuna religione, risponde colla testimonianza di altri esploratori (Gusinde,<br />
Koppers, Schebesta) che si trattennero più a lungo nelle stesse regioni, e, acquistata la fiducia dei capi<br />
tribù, poterono conoscere «i misteri» che là si praticavano, e che, di solito, venivano tenuti nascosti agli<br />
stranieri.<br />
C) Considerazione Psicologica.<br />
Conosciuta questa verità, la coscienza inclina l’uomo a professare la religione. Quindi si sente<br />
portato ad assoggettarsi a Dio, con somma riverenza, amore e timore e si rivolge a Lui con la speranza, la<br />
fiducia, l’orazione, il sacrificio (ciò che già costituisce il culto e la religione).<br />
1 Cfr. R. LOMBARDI Civiltà Cattolica, 1939 T. I. pag. 141-112<br />
2 Conc. Vaticano, Sess. III.