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UFFICI DI MARIA<br />
Secondo questa sentenza Maria non può essere detta in senso proprio Correndentrice, ma<br />
unicamente in quanto diede il suo consenso alla Incarnazione e volentieri unì la sua volontà a quella del<br />
Figlio, che si immolò sulla croce per noi. Anche Maria fu redenta con Redenzione preservativa, cosicchè<br />
pur con questo singolare privilegio, la sua posizione assomiglierebbe a quella degli altri uomini. Col<br />
medesimo atto Gesù ha redento noi e la Madre sua, sicchè quando Maria fu in grado di meritare per noi, la<br />
Redenzione era già compiuta. Maria non potè dunque concorrere insieme con Cristo a sborsare il prezzo<br />
dovuto a Dio per il nostro riscatto. Pertanto, secondo questa sentenza, una cooperazione prossima formale<br />
di Maria alla Redenzione oggettiva, non avrebbe senso. La sua cooperazione sarebbe solo remota, indiretta<br />
e materiale, in quanto il Divin Verbo si è servito di Lei per assumere, col suo consenso, quella Natura<br />
umana con cui ha patito.<br />
Difendono questa sentenza fra gli altri: Billot, Lennerz, De La Taille, Bartmann, Gossens, Gorrino.<br />
La seconda sentenza invece sostiene che Maria ha cooperato alla Redenzione oggettiva in modo<br />
diretto prossimo e formale, unendo le sue sofferenze alle sofferenze di Cristo, e meritando per noi «de<br />
congruo» quanto Cristo ci merita «de condigno». La ragione portata dagli altri colla «Redenzione<br />
preservativa» di Maria, non ostacola affatto la sua partecipazione diretta e formale alla Redenzione<br />
oggettiva. Maria fu redenta e preservata immune dal peccato «per intuito dei meriti di Cristo». Quando il<br />
Divin Verbo è venuto a redimerci, dal momento della Incarnazione, fino alla morte di Croce, Maria ha<br />
potuto unire la sua volontà, la sua offerta, le sue sofferenze a quelle del Cristo. Quindi non è vero che<br />
quando Maria era in grado di meritare, la Redenzione era già compiuta. A lei singolarmente erano stati<br />
applicati i meriti della Redenzione ventura. Quando avveniva, Maria era «l’alma Socia del Redentore».<br />
D’altra parte tutta la Tradizione ci sembra che esprima questa sentenza. Anche se non usato la<br />
parola tecnica «Redenzione oggettiva» venuta più tardi, i Padri concordemente affermano la stretta<br />
partecipazione della Vergine alla Redenzione operata da Cristo, attribuendo a Lei, senza alcuna esitazione<br />
o limitazione gli effetti di questa partecipazione. Basti ricordare le innumerevoli volte in cui viene portato<br />
il parallelo Eva-Maria. Come Eva partecipò direttamente e formalmente alla morte dell’uomo, così Maria<br />
partecipò alla sua nuova vita. Dai loro scritti perciò si rileva chiaramente che se Cristo è l’unico Mediatore<br />
per il suo essere e le sue funzioni, al di sotto di Lui, in secondo piano è la Vergine santa. Anch’Essa per la<br />
dignità della sua mediazione non ha l’eguale nelle creature ed ogni altro mediatore ha bisogno di Lei. Per<br />
conseguenza ciascuna delle due mediazioni: quella della Madre e quella del Figlio, sono uniche nel proprio<br />
genere, e l’una non esclude l’altra, ma si fondono in bella armonia. Quindi Maria, è, insieme con Cristo,<br />
sebbene in modo subordinato e secondario, non strettamente necessario, nè tanto meno adeguato, causa<br />
vera e propria, diretta e formale della nostra Redenzione 1 . Quindi concausa.<br />
Questa sentenza, cui noi diamo tutta la nostra adesione, diviene ogni giorno più comune fra i<br />
Teologi di cui citiamo Terrien, Campana, Lépicier, Bittremieux con la scuola di Lovanio, Bover, Hugon,<br />
Keuppen, Roschini.<br />
MARIA MEDIATRICE<br />
All’argomento antecedente è strettamente legato quello di Maria Mediatrice universale di ogni<br />
grazia.<br />
Gesù è «l’unico Mediatore»; Maria è Mediatrice secondaria e a Lui subordinata.<br />
Maria, come vera Madre di Cristo Mediatore, è Mediatrice tra Dio e gli uomini, ma secondaria,<br />
cioè subordinata a Cristo e dispensatrice di tutte le grazie.<br />
É DI FEDE<br />
nel senso generale come l’abbiamo enunciata, restando allo studio dei Teologi riguardo al senso<br />
stretto come abbiamo spiegato nell’articolo «Maria Corredentrice».<br />
Pio IX nella Bolla «Ineffabilis» dice che Maria «è potentissima Mediatrice e Conciliatrice di tutta<br />
la terra presso il suo Figlio Unigenito». E ancora che «colle sue materne suppliche impetra<br />
efficacissimamente; ottiene quanto chiede, nè può rimanere inesaudita».<br />
Leone XIII nella Enc. «Fidentem» (1896) dichiara come causa della sua Mediazione la divina<br />
Maternità «Essa è Colei dalla quale è nato Gesù, cioè sua vera Madre e per questa causa degna e<br />
accettissima Mediatrice al Mediatore». Nella Enc. «Adiutricem populi» (1805) dice che a Maria è stato<br />
concesso «un potere immenso» nella elargizione delle grazie.<br />
S. Pio X nella «Ad diem illum» ripete la stessa frase di Pio IX e aggiunge che compie questo ufficio<br />
«come per diritto materno». E ancora più chiaramente: «Da questa comunione di dolori e di volontà fra<br />
1 Cfr. ERASMO PERNIOLA, La Mariologia di S. Germano, Roma 1954.<br />
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