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fetto, e a Severo vescovo di Cordova,
sono rigettate dai critici. Vi
è però un frammento di una sua
lettera scritta a' sabelliani, riferita
da s. Atanasio, Ep. de decrct. nicenae
synodi. Della lettera di s.
Felice 1 a Massimo, vescovo di A-
lessandria , colla quale confuta le
eresie contro la divinità di Gesù
Cristo, non si ha che un piccolo
frammento, ludato fra i testimoni
dei SS. PP. neh' azione prima del
concilio generale di Efeso. Le al-
tre tre lettere decretali , che hanno
il nome di s. Felice I, la prima
a Paterno vescovo, la seconda
a' vescovi delle Gallie, la terza a
Benigno vescovo, sono tenute apocrife
dai critici. Non sono neppure
ammesse le due lettere del Ponte-
fice s. Eutichiano , una diretta ai
vescovi della proviucia Betica, l'al-
tra a' vescovi della Sicilia. Lo stesso
dicasi di quella di s. Cajo Papa
del 283, che vuoisi scritta a Fe-
lice vescovo. Due lettere , che si
ascrivono a s. Marcellino, la prima
a Salomone vescovo, la seconda
a' vescovi orientali, hanno la me-
desima critica delle precedenti. S.
Marcello I, che nel 3o4 gli suc-
cesse, scrisse una lettera a' vescovi
di Antiochia, ed un' altra a Mas-
senzio, le quali sono rifiutate dai
critici. Finalmente le tre lettere at-
tribuite a s. Eusebio, la prima a
tutti i vescovi della Francia, la se-
conda ai fedeli d'Alessandria e del-
l' Egitto, la terza a' vescovi della
Toscana, e Campagna, non si tengono
per genuine dai critici. Le
decretali adunque de' primi Pon-
teiìci romani sino al pontificato di
s. Silicio, sono riputate apocrife
dagli eruditi, cioè dai critici mo-
derni, sebbene sino alla metà circa
del secolo XVII sieno state citale
I ) E C
dagli autori come genuine, e come
veri monumenti de' primi tempi
principalmente nel decreto di Gra-
ziano. V. raons. Sortoli, Insiti. Jur.
Canon., dove eruditamente trattò
questo punto, lo che fece dopo lui
anche il p. Zaccaria nel suo Anli-
febronio, tom. I, dissert. 3, cap. 3,
pag. 283, e seg. della prima edi-
zione del 1767.
La prima decretale, che si ammette
senza contrasto, e che dai
critici è stimata legittima, è quella
scritta dal sopraddetto Papa s. Si-
licio, e diretta ad Imerio vescovo
di Tarragona, colla quale si per-
mette a' monaci 1' ordine presbite-
rale. V. Pietro Constant , Episl.
Roin. PP. t. I, ep. 1, p. 624 in
Sirie. S. Innocenzo I ne fece una
contro i bigami; s. Ormisda del
5 1 8, scrisse una decretale a' ve-
scovi di Spagna per Y osservan-
za della disciplina ecclesiastica, ec.
ec.
Oltre quanto si disse al volume
VII, p. 22i del Dizionario sulla
collezione dei canoni , e di alcune
, ,
epistole , e decretali de' Pontefici
aggiungeremo altre nozioni. V. il
Bercastel, Storia del Cristianesimo,
sugli errori delle false decretali di
Isidoro Mercatore, o Peccatore voi.
XIII, p. 6. Questo Isidoro, di cui
s' ignora la patria, da alcuni cre-
duto s. Isidoro di Siviglia, pel soprannome
di Peccatore che talvolta
s' imposero i vescovi, formò una
collezione di decretali Pontificie, e
si congettura, che l'abbia compila-
ta nella Francia germanica, più o
meno circa l'ottavo secolo. La qual
compilazione si reputa formala con
altre preesistenti collezioni di canoni,
e di epistole de' romani Pon-
tefici, cui quell' autore altre ne ag-
giunse, per lo che ve ne hanno al-