Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 19.pdf - Bibliotheca ...

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denaro, con poca somma si com-
pi;» va ciò che adesso ne richiede
ima assai maggiore. Di piìi vuole
s.
Ambrogio, che Giuda nel riceve-
re trenta denari, avesse la decima
parte di quell' unguento, che la
Maddalena sparse sul capo del di-
visi Maestro in Befania. Tal un-
guento, per testimonianza degli a-
postoli, si poteva vendere trecento
denari ; ma essendo il denaro la
quarta parte del siclo , e 1' ar-
gento la metà del siclo , si crede
che non ricevesse la decima
parte, ma piuttosto la quinta
parte del costo di detto unguento.
Conchiude il p. Menochio, con
1' osservazione fatta da altri, che ai
trenta argentei corrispondano le
trenta maledizioni, che si danno a
Giuda nel salmo 108. Analogamente
il Sarnelli nelle sue Lettere
ecclesiastiche s tom. Ili, scrisse la
lettera XVI, Come co' trenta argentei
di Giuda si potesse compe-
rare il campo di un vasajo j e che
dove è poco denaro, poco vale la
roba. Quindi della forma e quali-
tà del denaro di Giuda (che si
conservava in s. Croce in Gerusalemme,
e creduta una moneta di
Punii), ei tratta al tom. X, lettera
XIX, min). 12. Ancora egli ritie-
ne, che Giuda fosse pagato con
sicli come pecunia pubblica. Altri
dicono, che Gesù Cristo fu venduto
per trenta denari, vale a dire per
trenta sicli, che formavano qua-
rantotto lire, dodici soldi , e sei
denari, secondo il padre Calmet,
e che in origine presso i roma-
ni il denaro valeva dieci assi, o
quattro sesterzi, ciascuno dei qua-
li valeva due lire e mezzo, dal che
proviene, ch'è stalo detto denaro,
denarius. 1 . G. Schwartze, de predo
(pio Salvator inaestiniabilis aesti-
DEN
matus est, Viterbii 1778, et in
Thes. Thcolog. Phil. tom. II; Seb.
Sellinidius de. venditione Chris ti, Ar-
gent. ib88; Jo. Fidalke ad vatici-
niuni Zachariae, de Icsu 3o argenteis
vendilo sub Jererniae nomi-
ne a Matthaeo rite. citatimi 1729,
Job. Frischmuth, de XXX argen-
leis vili predo quo aeslimalus est
Messias, Jenae 1727, V. voi. X,
pag. 90 del Dizionario.
Nel declinare del secolo passato,
in Ruma per colmo di sventura, e
negli anni 1796, e 1797 vi fu la
moneta così detta plateale o erosa
fatta di argento, e rame ; ma li
falsificatoli di quel tempo, in vece
di mettere in detta moneta due
terzi d' argento, ne posero uno, ed
anche meno, ond' è che quelle mo-
nete non ebbero più valore intrin-
seco, nò nominale. Pio VI fece
coniare nella memoranda dissecca-
zione delle Paludi Pontine (Vedi),
il piccolo denaro di mistura, o paludella,
che valeva un baiocco. Ciò
fece per non mandare alle paludi
tanto peso di rame per gli operai.
Questo denaro è del diametro dei
mezzi grossi pontificii, che fiorirono
nel pontificato di Clemente XIII.
Diceva il Cancellieri, che questa mo-
neta andò in proverbio, per deno-
tare una cosa comodissima, dicen-
dosi : e come il baiocchi/10 delle
Paludi.
Finalmente fu detto Denaro di
s. Pietro [Tedi) quel tributo, che
l'Inghilterra prima dello scisma,
pagava alla santa Sede; Denaro di
Dio, la moneta che si dava nome
per caparra dal compratore o lo-
catore, al venditore o possessore
dell' oggetto. Quella moueta serviva
a provare l' impegno, che il com-
pratore assumeva di compiere il
contratto. Altri però sostengono, che