Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 19.pdf - Bibliotheca ...

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246 DEP vi sono memorie, che qualche forma di depositeria fosse già anteriormente stabilita da GregorioXIIJ, per impedire le frodi ed estorsioni degli esecutori de' pegni pretoriali, e giudiziali. In fatti abbiamo, che quel Pontefice, a' 25 maggio 1^74, eresse una pubblica depositeria per la custodia e vendita all' incanto o sia subastazione de' pegni, che per mandato di qualunque giudice fossero stati presi, e ne commise l'am- ministrazione al rettore, provvisori, ed uffiziali del sagro Monte di Pie- tà di Roma (Vedi), e la soprain- tendenza, ed anche la privativa giurisdizione ad un prelato chierico di camera, da eleggersi ogni anno o dal sommo Pontefice, o dai pre- sidenti e chierici della stessa camera. Inoltre Gregorio XIII approvò alcuni statuti fatti da una congregazione a ciò istituita, e composta de' Cardinali Moroni, Corna- ro, Maffei, Pio, Albani, e Vastavil- lani di lui nipote, dal Papa depu- tata a dare buon ordine alla istituzione , ed analogo regolamento. La fondazione Gregoriana però sem- bra, che non fosse molto stabile , giacché, oltre i capitoli dai mento- vati Cardinali sottoscritti , ed esi- stenti nell'archivio segreto del sagro monte di pietà, furono pubbli- cati due editti, coerenti alle precedenti ordinazioni, e pel maggior vantaggio del pubblico , uno promulgato da monsignor Andrea Spi- nola a' 5 dicembre i5j/±, e l'altro da monsignor Bandini a* 18 luglio 1578, ambedue chierici di camera, e sopraintendenti prò tempore della depositeria. Indi, per ordine di Papa Paolo V, monsignor Benedetto Ala governatore di Roma pubblicò un editto , in cui venne ordinato a tutti i bargelli di Roma, di de- DEP putare, e consegnare in nota quei Birri (Fedi), che dovranno fare le esecuzioni civili, e di dare per essi idonea sicurtà, e che gli stessi bargelli fossero tenuti a reintegrare nell' interesse le parti gravale, come ancora che nessun altro, fuori dei birri, ardisse fare alcuna ese- cuzione civile, sotto alcune pene de- terminate. Si sa quindi, che in quel tempo i pegni degli esecutori si consegnavano ai cursori, ed ai mandatari delle rispettive curie , i quali dovevano esattamente registrarli, ed averne cura, come si raccoglie dalla costituzione dal medesimo Paolo V emanata nel 161 1 sopra la riforma del foro, al titolo de dir- soribus. In occasione di questa riforma ordinò quel Papa , che per l'avvenire presso ciascun tribunale vi fosse il suo depositario generale, come si legge nella stessa costituzione, sotto il titolo: de Baroncel- lis. .Siccome però questo provvedimento non riusciva sufficiente alla sicurezza e custodia de' pegni ; così Urbano Vili, nei primi anni del suo pontificato, fondò la Depositeria generale, che dal suo nome prese quello di Urbana, deputandone in prefetto il suo nipote Car- dinal Antonio Barberini. Questi, ai 20 luglio 1629, pubblicò nuovi capitoli, ed ordini, senza fare in essi menzione della precedente depositeria Gregoriana, ma dicendo emanarsi per la depositeria eretta ed istituita nuovamente dal Pontefice Urbano Vili. In detti capitoli, oltre di provvedere alla custodia , e alla vendita de' mobili , degli animali, e degli stabili, alla mercede, e compenso alla depositeria sopra la vendita de' pegni volontari , ed alle incumbenze degli esecutori, ven-
DEP nero stabiliti in servìgio della medesima un governatore, due cu- stodi, due computisti, un incanta- tore, un estimatore, ed un cassiere colle debite sicurtà, e con altri op- portuni provvedimenti. Dal medesimo Cardinal Barberini fu pubblicato un bando agli 8 ottobre i63o, in occasione dell' af- fìtto della depositeria degli animali, concesso, in virtù di chirografo pontificio, ad un certo Pietro A- versa per tre anni ; e nell'anno se- guente con altro chirografo direlto o monsignor Fulvio Benigni, uditore del Cardinal Barberini, Urbano Vili provvide al più sicuro mantenimento de' ministri, agli emolumenti delle tasse , e ad altre cose relative. Nell'anno i634 poi monsignor Cesi, tesoriere generale, con una notificazione avvertì il pub- blicò pel nuovo affitto da farsi della depositeria degli animali, dalla qual notificazione si rileva, che senza pregiudicare alla giurisdizione del Cardinal prefetto, la depositeria, a norma dell' erezione Gregogoriana, ed Urbana, sino a quel tempo fosse considerata come un provento propriamente camerale. Qual vantaggio poi ridondasse al pubblico dalla istituzione di questa depositeria , è facile congetturarlo quando si rifletta, che prima fre- quenti erano le estorsioni, e recla- mi, che perciò si facevano dai dan- ueggiatij dipendendo una materia sì gelosa dalla sola fede degli esecutori, e dall' ingordigia de'mandatari. Non era prefisso alcun tempo, uè agli esecutori per la delazione de' pegni, ne per le subaste, ne per le delibere, e le tasse erano man- canti, e confuse. A questi ed altri disordini successe ne' debitori pro- prietari de' pegni la tranquillità, e , DEP 247 la sicurezza , avendo progressivamente i Pontefici, e gli altri, che hanno presieduto alla depositeria, emanato utilissime, e provvide ordinazioni, e regolamenti. Siccome poi Urbano Vili attribuì al pio Conservatorio di s. Eufemia (Fedi) gli emolumenti, che, detratte le necessarie spese, derivassero dalla depositeria, i quali emolumenti tuttora appartengono al conservatorio, oltre quanto si accennò su tale conservatorio al citato articolo, ci permetteremo aggiungere qualche altra ulteriore nozione. Nel pontificato di Clemente Vili costrette molte povere zitelle a va- gare raminge, e disperse per le pubbliche strade di Boma, ed in conseguenza soggette a molti peri- coli, Gio. Battista Bellobono parroco di s. Nicola in Carcere, e Paolo Ciccio, parroco di s. Leonardo presso piazza giudea, chiesa non più esistente, prendendo cura di esse furono i primi benemeriti, che die- dero origine al conservatorio. Que- sti zelanti sacerdoti incominciarono ad accogliere in una casa partico- lare posta nella regione di Traste- vere, le dette povere zitelle, cioè quelle delle loro parrocchie, e, sot- to la custodia di provetta ed onesta donna, le fecero educare. Ma, non essendo sufficiente tal casa, perchè Gio. Leonardo Ceruso , come dicemmo parlando delle cappuccine di s. Urbano, vi aveva riunito le zitelle da lui raccolte; tanto queste che le anteriori vennero da essi trasferite in un monistero allora chiamato s. Bernardino, già delle monache del terzo Ordine di san Francesco, ch'erano state collocate, ove tuttora stanno, in quello presso monte Maguanapoli , nel medesimo pontificato di Clemente ,
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