Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 19.pdf - Bibliotheca ...

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il Denaro di Dio derivò dall'an-
tico costume, di non dare al venditore
in quell' occasione, se non
che un denaro, il quale destinato
era ad essere convertito in limosi-
na, al caso che per mancanza del
fatto, o del contratto successivo,
quella moneta rimanesse al vendi-
tore o al possessore. Qualche scrit-
tore francese suppone, che il de-
nier à Dìeu derivasse dalla parola
denier denaro, adieu, addio, che si
diceva dai contraenti nel separarsi,
e nel consegnare quella moneta,
giacché il mei'cato credevasi con-
chiuso. Si disse anche Denaro di
Dio quello destinato a far li-
rnosine, o ad impiegarsi in opere
pie.
All'articolo Crisma [Vedi) si è
detto dei denari! chrìsmales, con-
tribuzione, che il clero pagava ai
vescovi per fare il sagro crisma ;
ed a Reims chiamavasi Denaro
della Cristianità, la somma, che pa-
gavano alla fabbrica •
della chiesa
metropolitana, i curati de' cinque
decanati della diocesi, per assicu-
rarsi di far battezzare i loro par-
rocchiani in quella chiesa. Inolile
Denaro, o decimo denaro in gene-
rale si dissero tutte le decime par-
ti delle rendite, del prezzo delle
mercanzie, o d'altre cose che si ri-
scuotevano, come imposta, o che si
pagavano come un diritto.
Finalmente del denaro abbiamo
menzione nei tempi apostolici, in
s. Matteo al e. 18, e 20; in s.
Marco, e. 6, 12, ig; in s. Luca
e. 7, ig, 20; in s. Giovanni, e.
6, 12; negli atti Apost. e. ig, e
nell' Apocalisse e. 6. Si possono in
oltre consultare il Zanetti, nel trat-
tato della zecca e delle monete di
Trevigì; Adam, Antichità roma-
ne tradotte dal p. Mon forte ; Bor-
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glnni , discorsi accademie! ; Vignoli,
Anlicjuiores pontifìcum Romanorum
denari!, Romaeiyog; Neewport,
De ritibus ronianorum; Reposati
, Zecca di Gubbio j Vermiglioli,
della zecca e delle monete
perugine; Nuinmus aureus veterum
Christianorum explicatus, con figu-
re, Romae 1737; il Guasco de'riti
funebri di Roma pagana, pag. go
e seg. ove parla del denaro, che
seppellivasi coi cadaveri nei sepol-
cri, ed anche con grosse somme di
oro, e di argento, ciò che poi saggiamente
vietarono i principi; e l'o-
pera dei pp. Marchi, e Tessieri
gesuiti ; UAes grave del museo Kir-
ckeriano, che citeremo altrove, pub-
blicata in Roma nel it">3g con atlan-
te, nella quale si dà ragione delie
monete primitive.
DENARO di s.Pietro. Offerta,
e pio tributo, che diverse nazioni
cristiane pagavano alla santa Sede,
ed alla basilica vaticana. E siccome
facevasi in particolare alla tomba,
ed in onore del principe degli ri-
postoli, tali offerte e contribuzioni
furono dette Denaro di s. Pietro,
massime quella che l'Inghilterra fa-
ceva ogni anno dai primi del seco-
lo Vili sino ai primi del secolo
XVI. Parleremo prima del Denaro
di s. Pietro, che pagavano gì' in-
glesi : poscia accenneremo quello
contribuito da altri slati, e re-
gni.
Il denaro di $. Pietro, che annualmente
la nazione inglese som-
ministrava alla santa Sede, oltre
tale denominazione, ebbe pur quel-
le di Romescot, Moneta d' ogni fuo-
co, ed clecmosyna s. Peti!. 1 romani
chiamarono siffatta contribu-
zione denaro di s. Pietro, secondo
Ranolfo Castrense, hist. 1. 5, cap.
24, perchè ì' offerta era diretta al