Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 19.pdf - Bibliotheca ...

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268 DIA al tomo IX delle sue Lett. eccl. lettera XIII, perche il sesso femminile impedisce, il ricevimento del sacramento dell' ordine, discorre come appresso. Per ricevere gli ordini si richiede il sesso virile nell' uno, e nel- 1' altro modo, sicché se alla donna si esibiscono tutte le cose che si fanno nell' ordinazione, non riceve l' ordine, perchè essendo il sagramento segno in quelle cose che si fanno, si richiede non solo la cosa, ma il significato della cosa. Siccome nell'estrema unzione si richiede, che 1' uomo sia infermo, affin- chè si denoti aver bisogno di dila- zione, così non potendosi nel sesse femminile significare qualche grado di eminenza, perchè la donna ha lo stato della soggezione, dicendo la Genesi al cap. 3, 16: sub viri po- testate eris, et ipse dorninabitur tui; e s. Paolo i Cor. i4, v. 34: Mulieres in Ecclesia taceant : non enim permit- titur eis loqui, sed subditas esse, sii ut et lex dicit: si quid aulem voluit discere, domi viros suos in- terrogentj turpe est enim mulierem loqui in Ecclesia : ne viene, che la donna non può ricevere il sagramento dell' ordine. E sebbene alcuni abbiano detto, che il sesso virile è di necessità di precetto non di necessità del sagramento, perchè ne' decreti d. 32, can. 19, mulieres , e nella dist. 88, cap. I, et j5, qu. I, e. 23 si palladi diaconessa, e presbiteressa, con lutto- ciò esse non ebbero mai ordini sagri. Finalmente nota ilSarnelli, che diaconessa si dice la donna, la quale partecipa del diacono, perchè legge l' omelia nella chiesa, come fanno le monache in coro quando recitano il divino uffizio ; e presbytera vuol dire vidua, perchè presbytera DIA è lo stesso che Senior. V . Monache, e Certosine, le quali hanno conservata 1' antica consagrazione delle vergini, nella qual cerimonia ricevono dal vescovo la stola, il manipolo, 1' anello ec. , cantano la epistola, il vangelo ec. Delle sagre insegne, e prerogative ecclesiastiche delle Abbadesse [Fedi), si parla a quell' articolo, massime delle antiche abbadesse. Sino adunque dai tempi aposto- lici trovatisi nella Chiesa memorie di diaconesse addette al di lei servi- gio. L'apostolo s. Paolo, nella sua epistola ai P«.omani, ne fa menzio- ne, dicendo loro: commendo vobis Phoeben sororem nostrani, quae est in ministerio Ecclesiae, quae est in Cenchris ; etenim ipsa quoque a- stitit multis, et mihi ipsi; e nella prima epistola al suo discepolo Ti- moteo, ne accenna persino la lor condizione : Vulua eligatur non minus sexaginta annorum quae fueril unius viri uxor, in operibus bonis testimonium habens, si filios educavit, si hospitio recepit, si sanctorum pedes lavil, si tribulationem patientibus subministravit, si omne opus bonum subsecula est. Anche il Macri dice, che le diaconesse dovevano essere mature di e- tà, vedove, o vergini attempate. S. Ignazio, epist. 12 ad Antioch., scris- se: saluto custodes sacrorum vestibulorum Diaconissas. Le chiamò custodi de' sagri vestiboli, perchè uno de«li uffizi delle diaconesse era lo stare ad assistere alle porte delle chiese, per quelle dov' entravano le donne, giacché queste non solo avevano in chiesa un luogo sepa- rato dagli uomini, ma entravano per porte diverse, uso che rigorosamente seguivasi dai cristiani di oriente. Laonde dovevano le diaeor
DIA nesse vegliare affinchè le donne stes- sero nelle chiese colla debita divozione. Plinio il giovane, in una delle sue lettere a Trajano, fa in- tendere a questo principe, che avea messo alla tortura due diaconesse, cui egli appella ministrae, e ciò fe- ce per iscoprire la condotta dei cristiani. S. Epifanio de fide, I. HI, V, ad Haeres. 79, che descrive gli oftìzi delle diaconesse, dice eh' erano dal vescovo consagrate al Signore colla imposizione delle mani, accompagnata da certe orazioni. Il p. Lupo, nel suo Commenlario sopra i Concitiì 3 dice, che le diaconesse si ordinavano colla imposizione delle mani ; il concilio di Trul- lo si serve della parola greca im- porre le mani per esprimere la consagrazione. Nondimeno il Baro- nio, all' anno 34, n. 288, nega, che alle diaconesse s'imponessero le mani, e che si usasse di qualche cerimonia per consagrarle, e si appoggia sul can. 19 del concilio Niceno, che le mette nelT ordine dei laici, o secolari, dicendo espressamente, che non s'imponevano loro le mani. Tuttavolta si ha dal concilio di Calcedonia citato, la prescrizione che si ordinassero nell' età di qua- rant' anni, e non prima. Sino allo- ra non erano state ordinate che di sessanta anni, come prescrive s. Paolo nella menzionata sua epistola, e come si può vedere nel JYomocanone di Giovanni Antiocheno, in Balsamone, nel Nomocanone di Fozio, nel codice Teodosiano, e in Tertulliano , De Velandìs vergini- bus. Questo medesimo scrittore, nel suo trattato ad uxorem, 1. I, v. 7, parla delle donne che avevano ricevuto l'ordinazione nella chiesa, e che per certe ragioni non potevano più maritarsi. Prima doveva- D ì A 269 no essere state vedove, ma poi si ammisero tra le diaconesse anche delle vergini consagrate a Dio, ov- vero fra le vedove che avessero fatto professione di pietà, e voto di castità. Il detto concilio Niceno mette le diaconesse tra i laici, ma nel grado del clero, cioè delle persone, che servivano la chiesa. Però la loro ordinazione non era sagra- mentale, ma una cerimonia ecclesiastica. E siccome le diaconesse da ciò presero occasione d' insuperbir- si, il concilio di Laodicea proibì, che in avvenire fossero consagrate. Parimenti il primo concilio di O- ranges, dell'anno 44 'j proibì di ordinarle, ed ingiunse a quelle, che erano state ordinate, di ricevere la benedizione coi semplici laici. Anche al presente si trovano neh' eucolo- gio de' greci le cerimonie, che si facevano nella benedizione delle diaconesse. Matteo Blastare osserva, che l' atto di ricevere una diaconessa è quasi lo stesso con 1' ordinazione di un diacono. Nella chiesa greca le diaconesse si conservarono più lungo tempo che nella latina, ed in Costantinopoli ve ne erano ancora alla fine del secolo XII. Il Macri dice, che poscia diaconessa fu chiamala fra' greci la moglie del diacono, la quale veniva in chiesa onorata, col prendere fra le donne il luogo più degno. Ad esse non era lecito ornarsi con oro, e gemme, portando sul capo un candido velo. Rare volte la diaconessa usciva di casa nella ve- dovanza, e se passava a seconde nozze, veniva derisa, ed abborrita da tutte le donne, restando priva dei privilegi che godeva. Il Galletti, Del primiceio p. 109, riporta che nell'Ordine IX presso il Mabillon, si parla del tempo in cui
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