Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 19.pdf - Bibliotheca ...

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224 BEN ti volgarmente barbari. Come pres- so i romani, così sotto i re goti, longobardi, franchi, e tedeschi, il pubblico commercio si faceva con tre sorte di moneta, cioè d'oro, di argento, e di rame. Nelle iscrizioni romane si trovano le seguenti let- tere applicate a qualche magistrato cioè A. A. A. F. F. le quali sono interpretate dagl' intendenti Auro, Argento, Aere, Flando, Feriundo. Cassiodoro nel lib. VII , Variar. num. 32, sotto il nome di Teodo- rico re de' goti in Italia, espone la forinola, qua moneta committitur, cioè si commette ad alcuno la cura della Zecca (Pedi): Altri fiamma nulla infuria permixdonis albescat. Ar- genti color grada candoris arrideat. Aeris rubor in nativa qualitale permaneat eie. Pondus quin edam constittiliim denariis praecipimus debere seivari. Che vi fossero anche denari, come noi diciamo, erosi, cioè di argento, e di rame mischiato, pare che non se ne possa dubitare, come vi debbono essere stati denari d'oro dove entrasse qualche lega di argento. Anticamente non vi fu moneta più rinomata ed usata che i soldi, e forse i primi furono quel- li coniati solamente d'oro, avanti lo impero di Costantino il grande; poscia ve ne furono anche d'argento. In più leggi di Teodosio viene fatta menzione di soldi d'oro, e chi allora nominava un soldo intendeva dire una moneta d' oro, di peso determinato dalle leggi. Molto tempo durò in Italia il nome e l'uso di soldi d'oro, e nel nono secolo ve n' erano nuovamente anche di argento. In quanto al peso desoldi d'oro, ventiquattro di essi formavano una libbra a' tempi di Costantino, e perciò l'oncia era coni- DEN posta di sette di essi; in ciò non conviene il Gronovio. Certo è, che Valen- tiniano seniore volle, che setlantadue soldi d' oro costituissero la libbra , con accrescere il valore estrinseco di quelle monete. Per un soldo d'oro occorrevano seimila denari di rame. San Gregorio I lasciò detto che il soldo d'oro valeva venti si- lique, altra moneta di quei tempi. In progresso le valute variarono, laonde prima con quaranta denari d'argento e poi con soli dodici si comprava un soldo d'oro, o più verosimilmente un soldo di argen- to. Sembra credibile, che a'tempi di Carlo Magno il soldo d'oro superasse di poco le nostre mezze doppie, chiamate anche scudi d'o- ro, o ducato di camera. Ma il valore de'soldi , e dei denari non fu uniforme nei tempi, e nei luoghi diversi. Ogni zecca, come oggidì, anche anticamente tassava il valore delle sue monete. Siccome dopo l'anno mille nelle carte vecchie, e nei contratti si tro- va gran copia di monete di pe- si differenti, delle quali non si sa il valore, riporteremo una relazione delle monete fatta cinquecento anni addietro da Giovanni Cabro- spini, nunzio apostolico in Polonia, ed Ungheria, sul valore delle monete allora correnti, e che si trovavano mentovate nei libri, o nei pubblici strumenti. Di non poche di esse si fa menzione nel trattato dei censi della Chiesa Romana, composto da Cencio Cardinale e camerlengo di essa nel i 19 r, e da noi agli articoli Censi e Tributi (Vedi). Nota delle antiche monete. Il fiorino di debito censuale vale dieci soldi, e un denaro, di denari turpizii antichi.
DEN Un grosso vale dodici denari turpizii. La libbra d'oro vale novantasei fiorini. La marca d'oro cinquantanove fiorini. rini. L' oncia d'oro in oro otto fio- L' oncia d'oro in argento cinque fiorini. La marca d'oro vale due parti d' una libbra d' oro. La marca d' argento vale due parti di una libbra d' argento. La libbra d'argento vale settan- tacinque grossi. La marca d'argento per conven- zione antica in Inghilterra vale quattro fiorini. La marca d'argento in altre parti vale quel prezzo , che comunemente corre al tempo del pagamento. La libbra d'argento puro , ossia due marche d'argento, vale otto fiorini. La libbra d'argento d' Inghilterra quattro grossi; e della curia romana sette fiorini, dieci grossi, e mezzo. La libbra d'argento di Aragona, Toscana, Sardegna, e simili , vale sette fiorini, e mezzo. \Joncia d'argento vale sette grossi, e mezzo. Il marabotino d'argento vale un fiorino meno dodici denari tor- nesi. Dodici Malguriensi valgono un grosso. Un obolo d'oro vale un fiorino. Un massatrazio d'oro vale due patti di un fiorino. Dodici denari di Sipioni un malachino. Un malachino vale otto grossi. VOL. xix. DEN aa5 Un bisuntino vale quindici grossi, e mezzo. Un tulleno olto soldi, e quattro denari vagliono un fiorino. Un mantesino , e dieci soldi vagliono un fiorino. Un mantesino, nove soldi, e cinque denari vagliono un fiorino. Un friguento e dodici denari vagliono un grosso, e mezzo an- tico. Un marabìzio d'oro vale ventiquattro marabizii d'argento, o pu- re un fiorino meno dodici denari. Nel regno di Sicilia, specialmen- te di qua dal Faro, l'oncia vale sessanta carlini gigliati. Un tareno vale due carlini. Il carlino vale dieci grani. 77 grano vale sei denari. Le altre monete, come i fiorini, sono valutate al prezzo di questa moneta. La cosina, o salma del grano, è di quattro tumoli. Parimenti nel regno di Castiglia, e Leone vi sono le monete usuali, cioè i coronati di valore di cinque oboli. Il marabizio, di dieci denari. E sei coronati vagliono un marabizio. E trentacinque marabizii vagliono una dobla di Maracco. E ventidue marabizii un siciliato vec- chio .... un montone, una cat- tedra. E venticinque marabizii vagliono un agnello. E vent'otto marabizii vagliono un reale. E trenlaquattro marabizii vagliono una dobla di Castiglia. E parimenti trenta doble vagliono una dobla grande, e larga de' saraceni. Egli è da sapere, che la marca di grossi di argento di Boemia vale comunemente quarantotto grossi di Praga, o ventiquattro scoti. i5
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