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Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 19.pdf - Bibliotheca ...

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DIA<br />

nesse vegliare affinchè le donne stes-<br />

sero nelle chiese colla debita <strong>di</strong>vozione.<br />

Plinio il giovane, in una<br />

delle sue lettere a Trajano, fa in-<br />

tendere a questo principe, che avea<br />

messo alla tortura due <strong>di</strong>aconesse,<br />

cui egli appella ministrae, e ciò fe-<br />

ce per iscoprire la condotta dei<br />

cristiani. S. Epifanio de fide, I. HI,<br />

V, ad Haeres. 79, che descrive gli<br />

oftìzi delle <strong>di</strong>aconesse, <strong>di</strong>ce eh' erano<br />

dal vescovo consagrate al Signore<br />

colla imposizione delle mani,<br />

accompagnata da certe orazioni. Il<br />

p. Lupo, nel suo Commenlario sopra<br />

i Concitiì 3 <strong>di</strong>ce, che le <strong>di</strong>aco-<br />

nesse si or<strong>di</strong>navano colla imposizio-<br />

ne delle mani ; il concilio <strong>di</strong> Trul-<br />

lo si serve della parola greca im-<br />

porre le mani per esprimere la<br />

consagrazione. Non<strong>di</strong>meno il Baro-<br />

nio, all' anno 34, n. 288, nega, che<br />

alle <strong>di</strong>aconesse s'imponessero le ma-<br />

ni, e che si usasse <strong>di</strong> qualche cerimo-<br />

nia per consagrarle, e si appoggia<br />

sul can. 19 del concilio Niceno, che<br />

le mette nelT or<strong>di</strong>ne dei laici, o<br />

secolari, <strong>di</strong>cendo espressamente, che<br />

non s'imponevano loro le mani.<br />

Tuttavolta si ha dal concilio <strong>di</strong><br />

Calcedonia citato, la prescrizione<br />

che si or<strong>di</strong>nassero nell' età <strong>di</strong> qua-<br />

rant' anni, e non prima. Sino allo-<br />

ra non erano state or<strong>di</strong>nate che <strong>di</strong><br />

sessanta anni, come prescrive s.<br />

Paolo nella menzionata sua episto-<br />

la, e come si può vedere nel JYomocanone<br />

<strong>di</strong> Giovanni Antiocheno,<br />

in Balsamone, nel Nomocanone <strong>di</strong><br />

Fozio, nel co<strong>di</strong>ce Teodosiano, e in<br />

Tertulliano , De Velandìs vergini-<br />

bus. Questo medesimo scrittore, nel<br />

suo trattato ad uxorem, 1. I, v.<br />

7, parla delle donne che avevano<br />

ricevuto l'or<strong>di</strong>nazione nella chiesa,<br />

e che per certe ragioni non potevano<br />

più maritarsi. Prima doveva-<br />

D ì A 269<br />

no essere state vedove, ma poi si<br />

ammisero tra le <strong>di</strong>aconesse anche<br />

delle vergini consagrate a Dio, ov-<br />

vero fra le vedove che avessero<br />

fatto professione <strong>di</strong> pietà, e voto<br />

<strong>di</strong> castità. Il detto concilio Niceno<br />

mette le <strong>di</strong>aconesse tra i laici, ma<br />

nel grado del clero, cioè delle persone,<br />

che servivano la chiesa. Però<br />

la loro or<strong>di</strong>nazione non era sagra-<br />

mentale, ma una cerimonia <strong>ecclesiastica</strong>.<br />

E siccome le <strong>di</strong>aconesse da<br />

ciò presero occasione d' insuperbir-<br />

si, il concilio <strong>di</strong> Lao<strong>di</strong>cea proibì,<br />

che in avvenire fossero consagrate.<br />

Parimenti il primo concilio <strong>di</strong> O-<br />

ranges, dell'anno 44 'j proibì <strong>di</strong><br />

or<strong>di</strong>narle, ed ingiunse a quelle, che<br />

erano state or<strong>di</strong>nate, <strong>di</strong> ricevere la<br />

bene<strong>di</strong>zione coi semplici laici. Anche<br />

al presente si trovano neh' eucolo-<br />

gio de' greci le cerimonie, che si<br />

facevano nella bene<strong>di</strong>zione delle<br />

<strong>di</strong>aconesse. Matteo Blastare osserva,<br />

che l' atto <strong>di</strong> ricevere una <strong>di</strong>aco-<br />

nessa è quasi lo stesso con 1' or<strong>di</strong>-<br />

nazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>acono. Nella chie-<br />

sa greca le <strong>di</strong>aconesse si conservarono<br />

più lungo tempo che nella<br />

latina, ed in Costantinopoli ve ne<br />

erano ancora alla fine del secolo<br />

XII. Il Macri <strong>di</strong>ce, che poscia <strong>di</strong>a-<br />

conessa fu chiamala fra' greci la<br />

moglie del <strong>di</strong>acono, la quale veni-<br />

va in chiesa onorata, col prendere<br />

fra le donne il luogo più degno.<br />

Ad esse non era lecito ornarsi con<br />

oro, e gemme, portando sul capo<br />

un can<strong>di</strong>do velo. Rare volte la<br />

<strong>di</strong>aconessa usciva <strong>di</strong> casa nella ve-<br />

dovanza, e se passava a seconde<br />

nozze, veniva derisa, ed abborrita<br />

da tutte le donne, restando priva<br />

dei privilegi che godeva.<br />

Il Galletti, Del primiceio p. 109,<br />

riporta che nell'Or<strong>di</strong>ne IX presso il<br />

Mabillon, si parla del tempo in cui

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