Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 19.pdf - Bibliotheca ...

DEO
Bernardino, recitavasi dal voigo
per ringraziamento a Dio, Gloria
in excclsis Deo, e così prova che
ab antico in tali contingenze di
allegrezza si cantava questo inno
angelico. 11 p. maestro Avila, uomo
apostolico delle Spagne, soleva
ripetere, nei dolori, nelle angustie,
nelle afflizioni, e nelle miserie, valer
più un Deo gratias, che sei mila
nelle prosperità; dovendosi sempre
ringraziare fervorosamente Dio tan-
to nelle cose prospere, quanto nel-
le avverse, come faceva il santo
Giobbe, i cui dettami nei tanti noti
suoi travagli erano questi: Do-
minia dedit, Dominus abstulit, si-
cut Domino placuit ita factum est,
sii nomen Domini benedictum. Tanto
più, che, al dire di s. Bonaventura,
de vita Christi e. 33, la ma-
dre di Dio, Maria sempre Vergine,
soleva continuamente ripetere, Deo
Gratias. Questo versetto nelle le-
zioni dei divini uffizi è frequente,
perchè, come dice Ruperto lib. I,
de divin. offic. cap. i4> Gratias agimus
Deo, qttod doctrinae suae
pnnem nobis frangere dignatur.
La Chiesa si serve di questa voce,
cerimonia, versetto, ringraziamento,
e saluto nella fine delle sagre le-
zioni, per rendere grazie a Dio del
pascolo spirituale in esse ricevuto.
Si tralascia nella quinta, o penul-
tima lezione del sabbato delle quat-
tro tempora di quaresima, e delle
Pentecoste, per non interrompere
il senso ; come anche si omette in
segno di dolore, e mestizia dopo
le lezioni dell' offizio de' morti, e
pel triduo della settimana santa.
Si dice sempre nell' ultimo vangelo
della messa, per cui viene dinotata
la predicazione degli apostoli spar-
sa per tutto il mondo, dappoiché
il primo vangelo significa quella
DEI' 245
di Gesù Cristo. Anticamente, finita
l' epistola della messa, non si ri-
spondeva Deo gratias, se la lezione
era di qualche apostolo, ma si di-
ceva : Pax tecutn, come dice s.
Agostino epist. i63 ; lo che si pra-
tica tuttora fra i greci , i quali
sogliono sempre leggere nella messa
una lezione del nuovo testa menr
to. 11 Benedicamus Domino (Fedi)
si dice sempre nella messa, quan-
do non si dice Gloria in excelsis
Deo (Vedi), mentre l' Ite missa est
(Fedi) si dice ogni volta che sia
stato detto il mentovato inno angelico.
Ma tanto al Benedicamus
Domino, che all' Ite missa est, il
coro, o il servente risponde: Deo
gratias. V. Miss. B.om. par. I, tit.
i3, n. 1 ; e Merati, part. I, tit,
i3, n. 3.
DEPOSITERÀ URBANA dei
pegni di R.oma. Luogo, ed officio
determinato pel deposito generale,
e custodia de' pegni giudiziali, non
che per eseguirvi le subaste, gl'in-
canti, e le vendite degli oggetti op-
pignorati, cioè de' medesimi pegni
pretoriali. In principio apparteneva
alla reverenda camera apostolica
ed era un suo provento , indi fu
applicata al luogo pio, ossia Con-
servatorio di s. Eufemia [Vedi).
L'origine, la storia, e il progresso
della Depositeria Urbana, con que-
sto titolo fu descritta dall'erudito
prelato romano Nicolò Maria Ni-
colai, che la pubblicò in Roma colle
slampe nel 1786, e che a' giorni
nostri è morto essendo uditore ge-
nerale della reverenda camera apo-
stolica.
Sebbene la depositeria generale
de' pegni, chiamata comunemente
Depositeria Urbana , dicasi , non
senza fondamento, istituita da Urbano
Vili, Barberini, nondimeno
,