Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica 19.pdf - Bibliotheca ...

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slessi giulj, crebbe a giulj dodici. Ma
essendosi già introdotta nella zec-
ca pontificia la battitura degli scudi '
d'oro, ed intermessa quella de'du-
cati di camera fino dal i53(), eia
stato prescritto, clie tutte le tasse
dovessero pagarsi in iscudi d'oro al-
la ragione di scudi centonove per
ogni centinajo di ducati: siccbè,
giusta la valutazione vigente pres-
so la dataria, e il sagro Collegio,
ogni scudo d'oro equivale a giulj
sedici e mezzo, essendo ogni giu-
lio o paolo del valore di dieci baiocchi;
ed ogni ducato di camera
a giulj diciassette, baiocchi nove, ed
ottantacinque centesimi. Il raggua-
glio però conservato dai ministri
della cancelleria, e camera apostolica
è di giulj diciassette e mezzo
per ogni ducato di camera. Se poi,
lasciati i molliplici, e fallaci raggua-
gli, si cercherà di ogni antico duca-
to, o fiorino di camera il vero,
ed intrinseco valore, si troverà che
egli è di baiocchi duecentodue, e
covan taquattro novantesimi.
Ai fiorila, o ducati di Camera,
successe, come si è accennato, la
coniatura dello scudo d'oro nelle
zecche pontificie, cominciata dal
sommo Pontefice Clemente VII ver-
so il i .53 i , alla^miglior legge, che
allora corresse. Tal monela ebbe orieine,
e nomenclatura dalla Frau-
eia, ov' era già stata coniata colla
impronta guerriera dello scudo im-
pressovi dell' arme di quei re. Se
ne ha menzione fino dal secolo
XIII, e divenne assai celebre per
la battitura, che ne fece il re Filippo
V di Valois nel 1 336. Fu
allora di oro fino, ma in seguito
deteriorò. Dicevasi denarius ad
sentimi, e seudatus, e fino dal
1 337 correva al prezzo di soldi
venti di piccioli tornesi, de' quali
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il fiorino d' oro fiorentino ne vale-
va tredici o quattordici ; sicché lo
scudo a que' tempi era di un terzo
meglio del fiorino suddetto. In
progresso di tempo gli scudi di
Francia calarono di pregio. Nel
i535, Paolo III fece battere gli
scudi d' oro al peso di grani ses-
santanove, e dodici centesimi, colla
immagine di s. Paolo, e li chiamò
paoli/ii d'oro. Circa il [568, due
diverse valutazioni, e nomenclature
cominciò ad avere lo scudo d'oro,
cioè di seudo d'oro in oro di zecca,
e di scudo d'oro in oro di bolla, os-
sia corrente; e questo inferiore al
prezzo del primo, ora di due, ora
di tre, quattro, ed anche sei soldi.
Dopo successive diminuzioni e co-
niature, nel 1 5c>5 furono prescelti
tutti quegli scudi, che al peso della
libbra romana risultavano del taglio
di cento uno per libbra, cioè di grani
sessantotto, e quarantaquattro cen-
tuneshni, e ch'erano giustamente:
del fino di ventidue carati, e tro-
vati in tal modo uniformi gli scu-
di delle zecche di Francia del sole,
cos'i delti per la loro impronta, di
Spagna, di Napoli, di Venezia, di
Genova, e di Firenze, fu loro ag-
giunta anche la zecca di Pioma, ed
in appresso quella di Urbino. Così
gli scudi uniformi di queste otto
zecche furono chiamati per eccel-
lenza gli scudi delle stampe, scudi
ordinar/, o del peso vecchio; e con
bando de' 2 gennaio 1 5qG, fu di-
chiarato, che valevano il due e
mezzo per cento di più degli scudi
delle altre zecche, ossia ccntoltan-
taquattro bajocchi, ed un quattrino
per ogni scudo, ragguagliato alla
odierna moneta romana, e cos'i si
mantenne pel corso di cento ven-
ticinque anni. Dietro qualche prov-
vida, ma insufficiente variazione,