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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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) La flessibilità del lavoro e il contributo alla crescita<br />

Ma nuove diversità tendono a segmentare il mercato del lavoro. Anche in Toscana,<br />

come altrove, le forme di lavoro a tempo determinato hanno dato un contributo positivo<br />

alla crescita dell’occupazione soprattutto nei primi anni Novanta quando, a fronte di un<br />

notevole calo dell’occupazione dipendente stabile, si verifica un aumento delle forme instabili<br />

(Graf. 7.9). Mentre l’inizio del 2000 è caratterizzato da una crescita occupazionale<br />

fornita dal lavoro “standard” a fronte di una diminuzione dei rapporti a tempo determinato,<br />

tra il 2002 e il 2003 l’ulteriore crescita occupazionale è invece imputabile pressappoco in<br />

egual misura al lavoro standard e a quello flessibile. Il peso dell’occupazione temporanea<br />

sul lavoro dipendente registrata in Toscana al 2003 risulta del 9,3%, dato in crescita rispetto<br />

all’anno precedente, che ci avvicina alla media italiana (9,9%), ma che resta lontano<br />

da quella europea (13%).<br />

2002-2003<br />

2001-2002<br />

1999-2001<br />

1997-1999<br />

1995-1997<br />

1993-1995<br />

Grafico 7.9<br />

CONTRIBUTO ALLA VARIAZIONE OCCUPAZIONALE DEL LAVORO DIPENDENTE IN TOSCANA. 1993-2003<br />

Valori assoluti in migliaia<br />

Fonte: elaborazioni IRPET su dati ISTAT<br />

-50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50<br />

Occupati permanenti Occupati temporanei<br />

La tendenza alla crescita dell’occupazione dipendente a tempo determinato è stata<br />

quindi tutt’altro che esplosiva e dovuta essenzialmente alla maggiore diffusione dei contratti<br />

a fini formativi (soprattutto apprendistato) tra i giovani.<br />

In attesa di una verifica di medio periodo, le dinamiche degli ultimi anni, e recenti<br />

indagini condotte sulle imprese toscane evidenziano come, queste ultime, continuino a<br />

manifestare un fabbisogno diffuso di lavoratori con caratteristiche di affidabilità e stabilità.<br />

Questo risultato, per certi versi inatteso ma coerente con quanto si verifica anche in altri<br />

Paesi, sembra implicare che una delle funzioni del lavoro flessibile è quella di costituire<br />

un’alternativa alla disoccupazione e un modo per l’impresa di ammortizzare i rischi in<br />

congiunture economiche sfavorevoli, facendone ricadere gli effetti sui lavoratori. Quando<br />

la situazione economica e occupazionale migliora in modo stabile e costante, le imprese<br />

preferiscono sostituire progressivamente i posti di lavoro flessibili con posti stabili e tradizionali.<br />

D’altronde occorre tenere presente che molte aree della Toscana sono prossime<br />

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