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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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14.1<br />

Introduzione<br />

Alla povertà mancano tante cose,<br />

all’avarizia tutte<br />

[Publilio Siro, Sentenze]<br />

La Toscana non è una regione povera. Il reddito a disposizione per il consumo delle famiglie<br />

è sufficientemente elevato, in linea con le regioni più ricche del paese ed anche d’Europa. Inoltre,<br />

ed è l’aspetto più significativo la concentrazione dei redditi, ma anche dei consumi, misurata con<br />

uno qualunque degli indici tradizionalmente impiegati negli studi di disuguaglianza, è in Toscana<br />

fra le più basse d’Italia.<br />

Se quindi incorporiamo nella valutazione dei tenori di vita non solo il livello del reddito (o del<br />

consumo) ma anche la sua distribuzione, la Toscana si qualifica come una delle realtà a più<br />

elevato benessere: la considerazione degli aspetti distributivi, oltre a quelli legati al livello delle<br />

disponibilità monetarie, migliora quindi il confronto della nostra regione rispetto al resto d’Italia.<br />

Naturalmente anche in Toscana sopravvivono sacche di marginalità o comunque categorie<br />

di soggetti o famiglie che vivono peggio di altre e che necessitano di opportune politiche di tutela<br />

pubblica. Tuttavia, si può affermare che la nostra regione nel corso degli anni ha realizzato un<br />

difficile equilibrio fra gli obiettivi della crescita -da qui le differenze con il Mezzogiorno- e quelli<br />

della solidarietà e della coesione sociale -da qui le differenze con alcune zone dell’Italia settentrionale.<br />

In questo quadro positivo non mancano tuttavia alcuni elementi di preoccupazione legati<br />

alla sostenibilità futura degli attuali elevati livelli di vita e alle difficoltà che fronteggiano, oggi più di<br />

ieri, alcune categorie sociali. Possiamo domandarci: nel 2020 in Toscana ci saranno, rispetto ad<br />

oggi, meno poveri e più ricchi o viceversa? Inoltre i ricchi saranno più o meno ricchi? E i poveri,<br />

più o meno poveri? L’innalzamento dei livelli di scolarizzazione, la maggiore partecipazione delle<br />

donne al mercato del lavoro, l’invecchiamento della popolazione, il maggiore numero degli immigrati,<br />

la nuclearizzazione delle famiglie, la terziarizzazione dell’economia, la flessibilità del mercato<br />

del lavoro - solo per citare alcuni dei principali cambiamenti che investono già oggi la società<br />

<strong>toscana</strong> e che presumibilmente nei prossimi anni potrebbero intensificare i loro effetti- incideranno<br />

positivamente o negativamente sulla distribuzione dei tenori di vita? Sono domande complesse,<br />

a cui il lavoro tenta di dare alcune risposte - per ora non definitive - con un approccio<br />

multidisciplinare che adotta un eterogeneo spettro di strumenti analitici, assumendo di volta in<br />

volta diversi e non omogenei punti di osservazione: le famiglie, gli individui, il territorio.<br />

Una piccola digressione, prima di procedere oltre nel testo, ci sembra doverosa. L’equità non<br />

è un valore in sé. Una società più uguale non sempre è una società migliore: a volte l’uguaglianza<br />

è dannosa, perché il suo perseguimento impone rinunce eccessive, in termini di libertà o di<br />

efficienza; altre volte la disuguaglianze è legittima, come quando scaturisce dall’applicazione del<br />

principio di responsabilità, in forza del quale soggetti simili che fanno scelte diverse ottengono<br />

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