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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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del sistema economico toscano. Come hanno dimostrato i recenti studi IRPET di Cavalieri<br />

(1999) e Bacci (2002), la buona capacità di tenuta di questa regione è fondamentalmente<br />

legata alla varietà dei sistemi locali sui quali può contare 1 . Questa constatazione consente<br />

di confutare anche l’abbinamento semplicistico tra economia <strong>toscana</strong> e distretti industriali.<br />

La tenuta della Toscana non dipende solamente dalla solidità intrinseca del modello<br />

distrettuale, che è uno, ma non l’unico dei motori di sviluppo sui quali la regione può contare.<br />

Né d’altro canto è corretto identificare i problemi delle piccole dimensioni produttive<br />

con quelli dei distretti industriali. I distretti doc e le loro prospettive future vanno visti in<br />

controluce con occhiali interdisciplinari per correggere la miopia della visione aziendalistica,<br />

come ricorda in modo appassionato e convincente Becattini 2 .<br />

Va però detto che non si può nemmeno rischiare di compiere l’errore opposto di<br />

presbiopia da allargamento prospettico che faccia perdere di vista la messa a fuoco<br />

dei problemi specifici delle piccole imprese, del sottodimensionamento delle strutture<br />

produttive e della crisi delle poche grandi imprese. Per correttezza simmetrica, dare<br />

il giusto peso a queste preoccupazioni non implica necessariamente mettere in discussione<br />

la validità dei modelli distrettuali e la loro sostenibilità futura. Anche se da<br />

più parti si finisce con il cadere in questa tentazione. Più pragmaticamente si tratta di<br />

adottare quello che definisco un approccio laico che non si arresti dottrinariamente<br />

dinanzi all’evoluzione in atto nelle forme organizzative delle imprese e dei diversi<br />

sistemi locali e che ne sappia cogliere, con l’adattamento focale di volta in volta necessario,<br />

le direttrici future e i correttivi più opportuni.<br />

La finanza aiuta ad acquisire questo approccio laicistico, per la sua natura intrinseca di<br />

anello di raccordo di rapporti intertemporali che si irradiano in tutte le direzioni: dimensionali<br />

(piccolo-grande, micro-macro), spaziali (bilaterale-multilaterale, locale-globale),<br />

contestuali (distretto-non distretto), tecnologiche (tradizionale-innovativo), normative-istituzionali<br />

(liberalizzazione-regolamentazione).<br />

Visti entro il caleidoscopio della finanza, i problemi del sistema economico toscano<br />

1 Per una breve rassegna di questi studi si rinvia ad Alessandrini (2003).<br />

2 Vedi il contributo di Becattini in questo volume.<br />

252<br />

Tabella 1<br />

LIVELLI RELATIVI DI SVILUPPO<br />

Fonte: elaborazioni dati Eurostat (2005)<br />

PIL pro capite (SPA) Crescita annuale PIL<br />

Anni 1988 Media 2002 UE15 2002 UE25 1995-2001<br />

1999-2001 = 100 = 100<br />

TOSCANA 108,2 112,0 109,4 119,7 2,2<br />

Marche 102,6 101,7 98,1 107,4 2,2<br />

Emilia R. 126,3 128,3 124,6 136,4 1,9<br />

Triveneto 115,2 119,7 115,5 126,4 1,9<br />

ITALIA 100,2 101,3 99,7 109,0 1,9<br />

UE15 100,0 100,0 100,0 109,4 2,5<br />

Fonte: Elaborazioni dati Eurostat (2005)

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