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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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sembrano indicare che non sembra appropriato parlare di declino nel caso dell’attuale<br />

fase dello sviluppo regionale. Sembra più corretto interpretare le difficoltà attuali sul piano<br />

della dinamica del PIL come un ciclo vecchio dello sviluppo che sta cambiando i suoi<br />

caratteri di fronte alle sfide esterne, mentre ancora non è chiaramente definito quello che<br />

potrà essere un nuovo ciclo dello sviluppo regionale.<br />

Il problema, in questa fase di passaggio, non è tanto quello di comparare gli attuali<br />

tassi di crescita con quelli di altre realtà collocate in diverse fasi dello sviluppo, quanto<br />

quello di domandarci se il sistema regionale toscano è capace di apprendere il modo di<br />

stare nelle nuove condizioni dello sviluppo, di inventarsi soluzioni alternative (o anche<br />

solo complementari) per superare la situazione attuale di stallo, liberando nuove energie,<br />

favorendo l’innovazione e l’investimento nel futuro.<br />

I “funzionamenti” economici attuali sono sottoposti a forte pressione dalle nuove condizioni<br />

della competitività a scala globale; probabilmente tutti non ce la faranno a reggere, molti dovranno<br />

cambiare i propri modelli, altri di nuovi ne nasceranno. In una fase di crescita lenta, è<br />

necessario puntare sulle specificità di eccellenza, dove la Toscana emerge più degli altri, ma<br />

anche di selezionare i modelli di sviluppo dove minori sono i margini di competitività e dove<br />

occorre governare il processo di progressivo abbandono e sostituzione.<br />

Si pone quindi alla programmazione delle politiche per lo sviluppo il problema di definire<br />

interventi fortemente selettivi, di individuare le possibili discontinuità sulle quali concentrare<br />

le risorse di innovazione e creatività. In questa ricerca assume carattere prioritario<br />

l’investire in conoscenza innovativa e non imitativa, rendere più internazionale l’ambiente<br />

nel quale operano i sistemi locali, le imprese, le risorse umane, dedicare maggiore<br />

attenzione allo sviluppo qualitativo dei servizi, anche come strada per rendere più<br />

competitivo il “cuore” dinamico del manifatturiero, del terziario, dell’agricoltura, del turismo,<br />

ecc..<br />

I piani di lettura delle possibili linee di intervento<br />

L’interpretazione dei risultati delle diverse analisi, la discussione svoltasi nell’ambito<br />

del progetto Toscana 2020 ha portato a individuare una chiave di lettura dei possibili<br />

ambiti di intervento delle politiche, rispetto alle tendenze dello sviluppo proiettate su scenari<br />

di medio periodo, articolata su tre piani di intervento, nell’ambito di uno specifico<br />

contesto di riferimento che sembra essere caratterizzato da una lunga fase di crescita di<br />

medio periodo su livelli contenuti.<br />

Ciò significa doversi confrontare con uno scenario, determinato in modo prevalente da<br />

variabili esogene, che dovrà essere interpretato come una difficile sfida che potrà contenere<br />

nuove opportunità piuttosto che come un continuo confronto con le punte più dinamiche<br />

dello sviluppo mondiale. Da qui il passaggio dallo sviluppo basato sulla quantità a<br />

quello che individua nella qualità l’obiettivo di riferimento, dalla domanda trainata dalle<br />

variabili macroeconomiche e dai settori tipici della specializzazione regionale, alla sua<br />

ricomposizione attraverso le numerose nicchie di eccellenza presenti in tanti settori e<br />

comparti, diffuse nei diversi territori della regione: una sorta di costruzione di un “puzzle”<br />

del quale ancora non si conoscono tutti i pezzi né la loro posizione.<br />

Nell’affrontare questo difficile passaggio appare necessario operare su tre fronti che si<br />

ritrovano, poi, strettamente correlati in una prospettiva di sviluppo proiettata nel futuro.<br />

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