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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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è destinata a crescere moderatamente fino a raggiungere la quota di 3,7 milioni nel 2020,<br />

ma l’effetto trainante è associato esclusivamente alla componente straniera che, dall’attuale<br />

4,6%, raggiungerà il 12% della popolazione. Il processo di invecchiamento della popolazione<br />

continuerà e sarà solo arginato dalla componente immigratoria, caratterizzata<br />

da popolazione più giovane. Il fenomeno dell’immigrazione avrà un impatto sulla società<br />

<strong>toscana</strong> misurabile non solo da un punto di vista meramente quantitativo, ma anche per i<br />

risvolti di tipo qualitativo che produrrà, una volta che si stabilizzeranno le seconde e terze<br />

generazioni di immigrati, che accederanno ai livelli più alti di istruzione e si integreranno<br />

nella società <strong>toscana</strong> tradizionale. Il fenomeno dovrà pertanto essere attentamente<br />

monitorato e, per quanto possibile, governato. Le famiglie toscane, infine, aumenteranno<br />

di numero e si ridurranno di dimensione (da 2,5 a 2,2), con conseguenti effetti sugli stili di<br />

vita e comportamenti di consumo e risparmio.<br />

In merito alla dinamica delle forze di lavoro, l’evoluzione degli elementi demografici ha<br />

condotto ad alcune proiezioni, basate su scenari alternativi, secondo le quali il fenomeno della<br />

partecipazione al lavoro potrebbe ridursi a causa del notevole calo della componente giovanile,<br />

pur ipotizzando tassi di migrazione analoghi agli attuali. Tuttavia, la tendenza potrebbe ribaltarsi,<br />

e quindi registrare un’espansione, se molte più donne e molte più persone di età matura<br />

fossero immesse o rimanessero più a lungo sul mercato del lavoro. Dal lato dell’offerta di lavoro,<br />

le previsioni sono dunque notevolmente influenzate da fattori istituzionali che incidono sulla<br />

partecipazione femminile (flessibilità del lavoro, sviluppo del part-time), sulla formazione e l’istruzione<br />

e sul tasso di attività nelle età più avanzate (riforma pensionistica).<br />

In merito all’istruzione, il modello demografico fornisce previsioni relative alla popolazione<br />

iscritta, indicando un incremento più consistente nel ciclo della scuola secondaria superiore,<br />

mentre la scuola materna fa registrare una flessione, in conseguenza del calo delle donne in<br />

età fertile a partire dal 2013. Per quanto riguarda invece l’università, si registra una riduzione<br />

degli iscritti alle carriere imputabile alla contrazione del contingente di età 20-24 anni nel 2008,<br />

non compensato dagli incrementi per la stessa classe di età negli anni successivi. L’incidenza<br />

degli studenti stranieri per il sistema istruzione nel suo complesso, oggi di poco inferiore al 5%,<br />

diverrà più che doppia nel 2020. Le prospettive della Toscana in tema di istruzione mostrano,<br />

pur in presenza di un aumento della “propensione all’istruzione”, un’evoluzione ancora distante<br />

rispetto agli obiettivi di Lisbona, soprattutto in termini di completamento della scolarizzazione<br />

superiore e di riduzione dell’abbandono.<br />

I fenomeni demografici incideranno anche sul sistema sanitario della Toscana, già sottoposto<br />

a cambiamenti significativi nel corso degli ultimi anni. Età, sesso e evento morte<br />

incidono sui tassi di utilizzo nel medio-lungo periodo e gli scenari demografici prevedono<br />

un innalzamento dell’indice di vecchiaia e di quello di dipendenza. Le previsioni indicano al<br />

2020 una crescita della spesa sanitaria più elevata della crescita della popolazione, indicando<br />

un costo supplementare che il Servizio Sanitario Regionale dovrà sostenere per<br />

sopportare l’invecchiamento della popolazione. Anche le prospettive socio-economiche,<br />

per le quali più azzardate appaiono le previsioni, indicano una crescita della componente<br />

pubblica della spesa pro capite, con evidenti problemi di sostenibilità nel lungo periodo. Se<br />

la spesa sanitaria crescerà allo stesso ritmo degli ultimi cinque anni, già nel 2013 la spesa<br />

sanitaria pubblica potrebbe rappresentare il 7,6% del PIL e quella complessiva (pubblica e<br />

privata) il 9,3%.<br />

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