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Grafico 3.3 INCIDENZA DELLE MICROIMPRESE MANIFATTURIERE IN ALCUNE REGIONI ITALIANE Fonte: elaborazioni IRPET su dati Censimenti ISTAT, 1971-2001 dell’industria e/o del terziario. In Lombardia, ad esempio, dove il paradigma di partenza era quello fordista, si è registrato un progressivo spostamento verso un modello a maggiore centralità di piccole e medie imprese (PMI da ora) (è cresciuto il numero di imprese per 100 addetti e diminuito il numero di addetti per 100 abitanti), pur restando la dimensione media più elevata che altrove. In Emilia Romagna e in Veneto, invece, è avvenuto il contrario, ovvero uno spostamento verso un sistema di imprese maggiormente strutturate (è cresciuto infatti il numero degli addetti per 100 abitanti ed è diminuito il numero di imprese per 100 addetti) e questo ha plausibilmente consentito a quelle regioni di sfruttare maggiormente economie di scala produttiva o organizzativa (Graf. 3.4). Addetti per 100 abitanti Addetti per 100 abitanti 90 85 80 75 70 65 TOSCANA 24 22 20 18 16 Grafico 3.4 CARATTERISTICHE DELLE IMPRESE IN ALCUNE REGIONI ITALIANE. 1971-2001 Addetti per 100 abitanti e Imprese per 100 addetti Fonte: elaborazioni IRPET su dati Censimenti ISTAT, 1971-2001 14 12 10 1971 1981 1991 2001 5 7 9 11 13 15 17 Imprese per 100 addetti EMILIA ROMAGNA 24 22 20 18 16 14 12 10 Incidenza in termini di numero di imprese Incidenza in termini di numero di addetti 1971 1981 1991 2001 2001 1991 1981 1971 5 7 9 11 13 15 17 Imprese per 100 addetti TOSCANA Emilia R. Lombardia Veneto Addetti per 100 abitanti Addetti per 100 abitanti 24 22 20 18 16 14 12 10 40 30 20 10 0 24 1971 22 20 18 16 14 12 10 1971 1981 1991 2001 1981 1991 2001 2001 1991 1981 1971 LOMBARDIA 5 7 9 11 13 15 17 Imprese per 100 addetti VENETO 5 7 9 11 13 15 17 Imprese per 100 addetti 67
Le principali ragioni di questo peculiare comportamento del sistema regionale toscano possono essere associate ad una molteplicità di eventi, tra cui: 1) la scarsa diffusione del modello distrettuale sul territorio: dal 1971 al 2001 le aree manifatturiere toscane restano sostanzialmente ancorate ai luoghi originari dell’industrializzazione leggera (unica eccezione lo sviluppo di sistemi di PMI lungo l’asse Firenze-Arezzo); 2) la crisi della grande industria della costa, non compensata dall’emersione di modelli di sviluppo locale con analoghe capacità di crescita (turismo e valorizzazione ambientale hanno rappresentato alternative di sviluppo importanti per piccole comunità, ma con un impatto minimo sulla crescita regionale); 3) la minore crescita del terziario nella regione, specie dei servizi alle imprese, che ha rappresentato un freno per lo sviluppo manifatturiero, dato che la globalizzazione richiede un maggior supporto di servizi specializzati; 4) la bassa crescita dei settori di specializzazione della regione (le esportazioni dei settori moda sono fra quelle che meno sono cresciute a partire dalla metà degli anni ‘90). Certo è che la forte frammentazione del sistema produttivo toscano non la si può far dipendere solo dal mix settoriale. Difatti, se si ipotizza che in ciascun settore manifatturiero le imprese toscane abbiano la stessa ripartizione per classi dimensionali rilevata mediamente a livello nazionale, si ottiene una distribuzione (teorica) degli addetti per dimensione d’impresa che appare assai meno sbilanciata sulle piccole dimensioni di quanto non si osservi nella realtà. In altre parole, se le imprese toscane operanti nei vari settori di appartenenza, avessero la stessa composizione dimensionale che si rileva nei corrispondenti settori a scala nazionale, gli addetti alle microimprese non sarebbero il 34% ma il 28%, mentre quelli impiegati nelle imprese con oltre 100 dipendenti assorbirebbero una quota (il 25%) assai più elevata di quella osservata (il 18,3%) (Tab. 3.5). 68 Tabella 3.5 ADDETTI ALLE IMPRESE MANIFATTURIERE PER CLASSI DIMENSIONALE TEORICA ED EFFETTIVA Valori percentuali. Anno 2001 Fonte: elaborazioni IRPET su dati ISTAT (8° Censimento dell’industria e dei servizi) Classi dimensionali 1-9 10-19 20-49 50-99 100-250 Oltre 250 TOTALE ITALIA: distrib. reale degli addetti 25,8 15,9 17,4 11,3 12,7 16,8 100,0 TOSCANA: distrib. reale degli addetti 34,4 20,8 18,6 8,0 8,6 9,7 100,0 TOSCANA: distrib. teorica degli addetti 28,0 17,2 18,3 11,3 12,0 13,1 100,0 Si è quindi consolidata nel sistema toscano una particolare forma di fare impresa che, sin dagli anni più fortunati dei distretti industriali ad oggi, è rimasta fortemente connotata dalla leggerezza strutturale e dai forti legami con la famiglia proprietaria e più in generale con la comunità locale. Peraltro, un tratto caratteristico comune delle imprese italiane, e anche di quelle toscane, (specie delle piccole) è la prevalenza delle ditte individuali e, a seguire, delle società di persone. Negli anni, queste forme giuridiche sono via via diminuite in favore delle società di capitali che hanno aumentato il loro peso. Tuttavia, l’intensità con cui tale fenomeno si è manifestato è diversa da regione a regione. Nel 2003, in Toscana, dove il cambiamento è stato relativamente più debole, le società di capitale costituiscono una quota di almeno 4 punti percentuali più ridotta rispetto alle altre regioni del Centro Nord: le società di capitale sono infatti il 19% del totale e impiegano il 56% degli addetti; in
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