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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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nelle città d’arte e affari della Toscana, fortemente concentrati nel periodo di Settembre e<br />

Ottobre (in questo periodo si registra il doppio degli arrivi rispetto ai mesi invernali).<br />

Fenomeni di rendita, importanti in queste realtà, costituiscono per altro certamente un<br />

contributo alla ricchezza della popolazione, ma è crescente oggi la consapevolezza dell’importanza<br />

di questo fattore nel distogliere capitali dalle attività più direttamente produttive.<br />

Contemporaneamente sono molte le realtà toscane che puntano alla valorizzazione<br />

di questa risorsa, in integrazione alle deludenti performance del settore manifatturiero.<br />

Ciò pone in competizione territori e settori della regione.<br />

Dalle considerazioni sopra esposte, ne deriva che la sostenibilità della cultura non<br />

deve essere intesa soltanto come questione di ampliare e diversificare l’offerta sul territorio,<br />

oppure come raccolta di risorse utili alla tutela e conservazione dei beni, ma deve<br />

tener conto degli effetti del turismo, non sempre esclusivamente positivi, sulle comunità<br />

locali a favore di un migliore equilibrio nel territorio e tra settori dell’economia.<br />

• Risorse pubbliche e forme di gestione tra pubblico e privato<br />

La riorganizzazione della finanza pubblica, rivolta a un riordino e ridimensionamento<br />

della ruolo della macchina pubblica nel sistema economico, in atto da alcuni anni, coinvolge<br />

anche l’offerta culturale. La strada intrapresa è stata quella dell’avvio al mercato o,<br />

piuttosto, del confronto con il mercato stesso. Da qui la revisione del concetto di gratuità di<br />

tanti servizi dei quali sono state riviste le tariffe e l’evoluzione delle forme giuridiche di<br />

gestione con un progressivo affidamento al mercato di alcuni di questi. Oggi il processo di<br />

riforma sta certamente avanzando nell’ambito dei servizi di carattere industriale, quelli<br />

naturalmente più vicini a forme di gestione private e attivi in mercati più facilmente<br />

liberalizzabili.<br />

In generale il dibattito in Italia, ma diffusamente anche all’estero, sembra concorde nel<br />

riaffermare le peculiarità del settore culturale che comportano un ruolo fondamentale delle<br />

risorse finanziarie pubbliche e limitano sostanzialmente le possibilità di confronto con il<br />

mercato. Su queste posizioni si muovono tanto gli operatori e studiosi di materie<br />

umanistiche, che coloro che affrontano queste tematiche con gli strumenti dell’economia.<br />

Ciononostante i vincoli sul fronte delle risorse finanziarie rendono necessario anche in<br />

questo ambito un ripensamento della modalità organizzative dei servizi rivolti all’introduzione<br />

di elementi di efficienza e razionalità oltre a un miglioramento nella qualità di offerta<br />

per una più elevata soddisfazione dell’utenza. Seppure, quindi, il confronto con il mercato<br />

possa essere ritenuto inopportuno e non auspicabile in questo settore, certamente è universalmente<br />

riconosciuta la necessità di un miglioramento negli equilibri di bilancio delle<br />

attività e nei rapporti con la collettività.<br />

La strada seguita è quella di introdurre forme più flessibili di gestione attraverso la<br />

delega a enti pubblici dotati di autonomia finanziaria e organizzativa -come è avvenuto a<br />

partire dalla L.142/90- rispetto ai processi di privatizzazione in cui vengono cedute al<br />

mercato una o più funzioni dell’attività pubblica - possibilità che si offre per il settore museale<br />

a partire dal D.L. 368/98.<br />

Nello stesso tempo, verso l’incremento della qualità dei servizi offerti e la diversificazione<br />

delle entrate operano interventi diversi a favore della facilitazione di forme di<br />

sponsorizzazione e mecenatismo, dell’offerta di servizi aggiuntivi all’interno dei musei, di<br />

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