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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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144<br />

8.5<br />

La riduzione necessaria dell’orario di lavoro<br />

Ipotizzando di voler mantenere gli attuali livelli di disoccupazione (5,2%) è, quindi,<br />

possibile stimare di quanto dovrebbe essere la riduzione dell’orario di lavoro o l’aumento<br />

di part-time. Nel caso di una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro si dovrebbe passare<br />

da una riduzione del 3% nell’ipotesi minima a una riduzione del 13,2% in quella<br />

massima (Tab. 8.4).<br />

Tabella 8.4<br />

OCCUPATI ED ORARI DI LAVORO COMPATIBILI CON UN MANTENIMENTO DELL’ATTUALE<br />

Tasso di disoccupazione (5%)<br />

Fonte: stime IRPET<br />

Riduzione oraria Ore Quota part-time<br />

necessaria settimanali necessaria<br />

Ipotesi bassa -3,0 -1 18 (EU15)<br />

Ipotesi media -8,0 -3 29 (U.K.)<br />

Ipotesi alta -13,2 -5 42 (NL)<br />

In sostanza, nell’ipotesi bassa la riduzione di orario necessaria per mantenere la disoccupazione<br />

al livello attuale si potrebbe ottenere, alternativamente, con la riduzione di<br />

un’ora di lavoro settimanale per tutti oppure raggiungendo una percentuale di part-time<br />

pari al valore europeo del 18% (oggi il valore toscano e italiano è inferiore al 10%). Con<br />

riferimento all’ipotesi media, invece, la riduzione di orario necessaria sarebbe di tre ore o<br />

in alternativa la quota di part-time del 29%, superiore a quella attuale del Regno Unito,<br />

mentre nell’ipotesi alta si dovrebbe ridurre l’orario di cinque ore o arrivare ai livelli olandesi<br />

di part-time (42%).<br />

Si tratta di valutare ora quanto queste ipotesi siano realistiche: in entrambi i casi siamo<br />

di fronte ad un trend di lungo periodo che fa diminuire l’orario di lavoro e aumentare la<br />

diffusione del part-time. Gli orari di lavoro italiani sono diminuiti di circa un’ora e mezza in<br />

dieci anni e sono lievemente più alti della media europea<br />

Quanto al part-time, che in Toscana è oggi più diffuso di dieci anni fa (passando dal<br />

6% all’8%) vi è poi ancora molto cammino da percorrere per allinearsi con gli altri paesi<br />

europei (Graf. 8.5): infatti la quota è particolarmente bassa rispetto alla media europea<br />

(EU15), significativamente inferiore a quella del Nord europeo, superiore solo alla quota<br />

di Grecia e Spagna, fanalini di coda dell’Europa.<br />

Il modello europeo (media dei paesi dell’Europa dei 15) vede un impiego del part-time<br />

diffuso soprattutto nelle età più giovani, nei lavoratori anziani e nelle donne (Tab. 8.6). In Toscana,<br />

come in Italia, il part-time è poco legato alle fasi della vita; in particolare per le donne con più<br />

di cinquanta anni assume un’incidenza inferiore rispetto a quelle più giovani suggerendo, dati i<br />

bassi tassi di occupazione, una preferenza per l’abbandono dell’attività lavorativa. Inoltre, in<br />

confronto alla media europea, il part-time è anche poco diffuso, tra le donne occupate nel<br />

terziario, nonostante il peso dell’occupazione femminile sia analogo a quello medio europeo.

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