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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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economica.<br />

Limitando l’analisi al ruolo della finanza per lo sviluppo possibile del territorio toscano, si<br />

possono individuare schematicamente diversi nodi strutturali.<br />

Un ruolo prioritario, di apripista dei vari problemi, può essere assegnato alla previsione di un<br />

rallentamento nella capacità propulsiva dello sviluppo. A ben vedere un rallentamento significativo<br />

si è registrato già a partire dal 2002 rispetto al triennio precedente, come si può notare dalla<br />

tabella 1. La flessione rispetto alla media europea è generalizzata per tutte le regioni considerate<br />

del NEC, in linea con la flessione dell’Italia. Con una importante differenza: la Toscana,<br />

nonostante abbia registrato un rilevante ridimensionamento del reddito relativo di 2,6 punti, si<br />

mantiene ancora al di sopra del livello del 1988. Questo avviene anche nel Triveneto, ma in<br />

misura più ridotta. Al contrario, per l’Italia, l’Emilia Romagna e, in maggior misura, le Marche i<br />

livelli di sviluppo relativi alla media UE scendono nel 2002 al di sotto di quelli raggiunti nel 1988.<br />

Può bastare questo dato per confermare la sensazione, corroborata da analisi più approfondite<br />

condotte dall’IRPET 6 , che l’economia della Toscana dimostri una sostanziale capacità<br />

di tenuta che consente di esorcizzare il tanto temuto declino. Resta però il fatto che, in linea con<br />

l’andamento rallentato dell’economia italiana ed europea, la regione ha certamente davanti un<br />

periodo, se non di declino, comunque di bassa crescita.<br />

Il rallentamento dello sviluppo per certi aspetti dovrebbe preoccupare meno la Toscana,<br />

regione nella quale più che in altre si è realizzato un giusto equilibrio tra livelli di benessere 7 e<br />

livelli di reddito, tra quantità e qualità dello sviluppo, con l’interazione di una varietà di motori di<br />

sviluppo che sono appunto alla base della sperimentata capacità di tenuta dell’economia regionale.<br />

Ma nello stesso tempo un prolungato rallentamento dello sviluppo renderà più difficile il<br />

mantenimento del livello di benessere e la realizzazione degli investimenti necessari a sostegno<br />

della qualità non solo produttiva, ma anche ambientale e sociale.<br />

Letti con gli occhiali della finanza, i nodi strutturali che diventano più stringenti con la tendenza<br />

di lungo periodo a mantenere un basso ritmo di crescita riguardano essenzialmente una<br />

serie di problemi di trasformazione quali l’evoluzione demografica, l’integrazione internazionale,<br />

i mutamenti organizzativi e gestionali delle imprese. L’evoluzione del sistema finanziario va<br />

gestita in modo funzionale all’attenuazione di questa evoluzione strutturale.<br />

In primo luogo, la prospettiva di un progressivo invecchiamento della popolazione 8 ,<br />

che è nello stesso tempo il risultato dei livelli di benessere raggiunti e una delle cause del<br />

rallentamento dello sviluppo, lascia presumere una minore capacità futura di risparmio e di<br />

accumulazione, che è a sua volta aggravata dal trend meno accentuato della crescita<br />

economica. Questo vincolo potrà essere allentato, almeno in parte, con la maggiore propensione<br />

al risparmio dei lavoratori immigrati. A condizione però che gli immigrati vengano<br />

integrati non solo nel mondo del lavoro, ma anche nella società locale. Altrimenti la maggior<br />

parte dei loro risparmi non verrà investita in loco, ma alimenterà il canale delle rimesse<br />

alle famiglie nei paesi di provenienza.<br />

6 Vedi il Cap. 1 “Scenari internazionali” di Stefano Casini Benvenuti del presente volume.<br />

7 La Toscana è seconda in Italia soltanto alle Marche nella classifica ottenuta con l’indicatore composito dei livelli di benessere<br />

stimato da Casini Benvenuti e Sciclone (2003).<br />

8 Vedi il contributo di Livi Bacci in questo volume.<br />

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