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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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EVOLUZIONE NEL WELFARE: QUALI POSSIBILI FUTURE<br />

TENDENZE?<br />

Massimo LIVI BACCI - Università di Firenze<br />

Il quadro della popolazione italiana presenta caratteristiche ben definite: una natalità<br />

depressa oramai da oltre un quarto di secolo e sensibilmente sotto il livello di rimpiazzo;<br />

una sopravvivenza che aumenta, particolarmente alle età anziane; una domanda di lavoro<br />

insoddisfatta che si traduce in un aumento dei flussi di immigrazione. Questi fenomeni<br />

producono pesanti mutamenti nella struttura per età: una diminuzione (sia in numeri assoluti,<br />

sia in percentuale) della popolazione di giovanissimi e giovani, un aumento (sia assoluto,<br />

sia percentuale) degli anziani, e in particolare dei molto anziani; a sua volta, l’invecchiamento<br />

della popolazione si lega a una flessione delle dimensioni medie dei nuclei<br />

familiari e produce un freno alla mobilità interna. La forte flessione della popolazione in età<br />

attiva -particolarmente nelle fasce più giovani- produce a sua volta una crescita della domanda<br />

di immigrazione.<br />

Va qui messo in rilievo che l’andamento stagnante delle nascite -scese sotto quota<br />

550000 nell’ultimo decennio, in confronto con le circa 950000 degli anni ‘60, le 800000<br />

degli anni ‘70, e le 600000 degli anni ‘80- ha oltre ad una componente strutturale (la minor<br />

propensione a mettere al mondo figli da parte delle coppie) una componente congiunturale,<br />

e cioè un continuo “ritardo”, da parte delle coppie, nel mettere al mondo i figli: oggi l’età<br />

media al parto è superiore ai 30 anni, 3-4 anni superiore ai livelli degli anni ‘70. Un’inversione<br />

di questo “ritardo” implicherebbe -fermo restando il numero di figli per donna- una ripresa<br />

(sia pur moderata) del numero delle nascite. Politiche che riuscissero ad arrestare la<br />

corsa al ritardo e a fare anticipare (rispetto ad oggi) le scelte riproduttive -per esempio<br />

favorendo un’anticipata autonomia economica dei giovani- avrebbero un positivo sulle<br />

nascite. Va poi segnalato anche l’apporto crescente delle nascite da stranieri -esse rappresentano<br />

oltre il 6 per cento delle nascite totali- dovuto alla crescita dello stock degli<br />

immigrati, alla loro giovane struttura per età, e alla loro fecondità più elevata della media.<br />

La Toscana non presenta particolarità che la distinguano nettamente dalle regioni del<br />

Centro Nord del paese. Essa, tuttavia, ha una fecondità lievemente inferiore e una speranza<br />

di vita lievemente superiore alla media di queste regioni (e, naturalmente, dell’Italia).<br />

Potremmo dire che, sotto il profilo demografico, è una regione più ”matura”, se per maturità<br />

s’intende l’avere anticipato certe tendenze. Ma nel complesso non si può certo dire che<br />

esista un “modello” demografico toscano. Le previsioni demografiche espresse dall’IRPET<br />

riflettono bene il “consenso” che c’è, tra gli esperti, circa le possibili future tendenze: per la<br />

Toscana l’ipotesi è di un lieve incremento della popolazione nei prossimi quindici anni,<br />

risultante da un flusso immigratorio che compensa, con vantaggio, il forte deficit di nascite<br />

rispetto ai decessi. Questo deficit è destinato ad aggravarsi per lo sfavorevole evolversi<br />

della struttura per età, nonostante che la previsione sconti una moderata ripresa delle<br />

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