Volume - Fondazione toscana sostenibile
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3. Il ricambio delle persone: capacità di assorbimento, accesso,<br />
contaminazione con le diversità emergenti<br />
La qualità delle persone è sempre importante, ma è l’elemento decisivo da cui occorre<br />
partire quando si ha a che fare con cambiamenti importanti che “invecchiano” la cultura e<br />
le capacità personali accumulate con l’esperienza. E quando si tratta di esplorare<br />
creativamente uno spazio di possibilità che non è precostituito, ma che si tratta di immaginare<br />
e di percorrere a proprio rischio e pericolo.<br />
Nella situazione attuale della Toscana il ricambio delle persone ha tanti aspetti, che possono<br />
essere considerati analiticamente, uno per uno: il ricambio generazionale tra giovani e vecchi,<br />
il passaggio di testimone tra vecchi e nuovi imprenditori, l’insufficiente creazione di spazi<br />
professionali qualificati e sicuri per i giovani che entrano al lavoro, la gestione dei flussi di<br />
immigrazione che re-integrano le file del lavoro, assottigliate dal calo demografico ecc.).<br />
In sintesi, tuttavia, bisogna da un lato svecchiare le formule imprenditoriali-professionali<br />
ereditate dal passato; dall’altro costruire una società creativa, che possa sperimentare<br />
il nuovo e percorrere i sentieri meno battuti, alla ricerca di vantaggi competitivi sostenibili<br />
in campi non ancora esplorati da altri.<br />
Sul primo problema (svecchiare le formule esistenti), esiste già un’esperienza politica<br />
importante, che, tuttavia, viene ancora vissuta in modo confuso: l’accento è infatti posto<br />
sulla difesa dell’esistente (dai giovani, dai neo-imprenditori, dagli immigrati che reclamano<br />
gli stessi diritti dei loro predecessori) invece che sulla funzione utile dei nuovi arrivati, che<br />
possono contribuire a svecchiare l’esistente: fare spazio ai giovani o ai nuovi arrivati, in<br />
tutti i settori della vita sociale, non serve soltanto a loro, ma anche agli altri, che, attraverso<br />
il confronto con il nuovo possono intercettare la complessità emergente ed utilizzarla per<br />
rinnovare la propria funzione e la propria professionalità.<br />
Sul secondo problema, invece, siamo ancora alla fase (pre-politica) delle esigenze e<br />
dei desiderata: ma è forse questo il campo in cui siamo più indietro.<br />
Che caratteristiche deve avere la Toscana del 2020 per essere una società aperta e<br />
creativa, ossia una società capace di “abitare” e utilizzare (anche economicamente) la<br />
complessità di cui stiamo oggi ponendo le premesse?<br />
Anche non immaginando che la Toscana, e l’Italia, possano diventare luoghi elettivi per<br />
la produzione di conoscenze di base, che spostano in avanti la frontiera del sapere scientifico<br />
e tecnologico, molte cose possono essere ugualmente fatte per tenere aperta la rete<br />
di circolazione che consente di importare, in modo selettivo e intelligente, le nuove conoscenze<br />
che sono prodotte da altri e che possono essere acquistate (con macchine, materiali,<br />
componenti, servizi, licenze di uso), imitate o copiate dai nostri imprenditori e lavoratori.<br />
Per mantenersi comunque legati all’avanzamento della frontiera scientifico-tecnologica<br />
mondiale, servono tre cose fondamentali, a cui dedicare altrettante politiche:<br />
a) capacità di assorbimento delle conoscenze che circolano sulle reti mondiali;<br />
b) filiere efficienti di accesso ai ruoli produttivi;<br />
c) contaminazione sistematica con le diversità emergenti nel mondo.<br />
Vediamo meglio.<br />
Prima di tutto (a), bisogna predisporre, nella popolazione, una forte e diffusa capacità<br />
di assorbimento (absorptive capacity) delle conoscenze che prendono forma nel grande