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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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NOTA SUI PROBLEMI E LE PROSPETTIVE DEI DISTRETTI<br />

INDUSTRIALI, CON PARTICOLARE RIGUARDO PER QUELLI<br />

TOSCANI *<br />

Giacomo BECATTINI - Università di Firenze<br />

L’economia politica, o economica, è la scienza<br />

degli affari, ma anche e più una parte del<br />

discorso sull’uomo<br />

[Alfred Marshall]<br />

1. Inquadramento del problema<br />

Che cosa intende dire Marshall con la definizione riportata in epigrafe? Intende dire che,<br />

per quanto il campo specifico degli studi economici -quello in cui essi si distaccano dal discorso<br />

filosofico sull’uomo- sia il meccanismo degli scambi, dove prestazioni e controprestazioni ricevono,<br />

in un’economia monetaria di mercato, una valutazione che ne consente il trattamento<br />

quantitativo, l’analisi economica che ne discende resta iscritta nell’orizzonte concettuale del<br />

discorso filosofico sull’uomo. È in base a quest’ultimo, e solo a quest’ultimo, che si possono<br />

stabilire quali sono i fini e quali i mezzi. A questa collocazione logica bisogna, in ultima analisi,<br />

sempre risalire se non si vuole che le conclusioni “tecniche” ci portino fuori strada.<br />

Due sono, quindi, le premesse dell’analisi economica:<br />

a) La persona umana (uomo o donna) è un “animale sociale” che non esiste come persona<br />

umana, al di fuori di una società determinata, che gli da il linguaggio e i valori.<br />

L’individuo “culturalmente indeterminato”, è puro nonsenso.<br />

b) L’economia politica è la scienza che studia le condizioni dell’organizzazione sociale<br />

che consentono all’individuo, diciamo “rappresentativo” di ogni dato raggruppamento<br />

umano, di raggiungere il massimo di joie de vivre 1 attingibile nel suo stato biologico.<br />

Ne segue che il soggetto degli studi economici non è mai l’individuo generico -cittadino<br />

ipotetico del mondo- ma sempre un gruppo d’individui permeati da una certa cultura, insediati<br />

in un luogo determinato e ivi svolgenti attività determinate.<br />

Questa premessa serve a stabilire che tutte le istituzioni umane, dallo Stato al mercato,<br />

dall’impresa alla comunità, ricevono la loro legittimazione solo dal fatto di essere strumentali<br />

alla produzione della joie de vivre di un certo gruppo umano, territorialmente e/o<br />

settorialmente definito. Esse sono, cioè, en bonne logique, puri mezzi di un certo fine.<br />

Ad esempio, la ricerca della competitività dell’apparato produttivo di una certa comunità<br />

è giustificata solo in quanto consenta all’individuo rappresentativo (supposto che abbia<br />

senso parlarne) di quella comunità, di esprimere il massimo delle sue potenzialità di joie de<br />

vivre. Questo massimo si riferisce al periodo coperto dall’orizzonte temporale normale<br />

della comunità in questione.<br />

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