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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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egolamentazione della prestazione di servizi da parte di organizzazioni di volontariato.<br />

Coerente a questa tendenza è la riforma del titolo V della Costituzione, rivolta a accentuare<br />

le responsabilità di valorizzazione nelle mani delle comunità locali più attente alle<br />

potenzialità del patrimonio in termini di fruibilità e di attivatore economico.<br />

È da notare che, nonostante le nuove forme di gestione nell’offerta di servizi culturali,<br />

ancora pochi sono i casi di successo nell’acquisizione di spazi di autonomia finanziaria di<br />

singole istituzioni, pur importanti e attive (Es: Firenze Mostre, Teatro Comunale).<br />

11.6<br />

Considerazioni di prospettiva<br />

Molti elementi spingono a credere che nei prossimi anni si manifesterà una tendenza<br />

all’aumento della domanda di consumi culturali. Fra questi ricordiamo la tendenza all’allargamento<br />

dei flussi turistici anche alla domanda di Paesi che finora si sono affacciati<br />

molto poco all’offerta europea (i paesi asiatici diversi dal Giappone, ad esempio) e alla<br />

buona protezione monopolistica che le aree di turismo culturali, come la Toscana, hanno<br />

rispetto ad altro tipo di offerta. Va poi considerato che contribuiranno allo sviluppo della<br />

domanda di beni culturali sia l’aumento del tempo libero (nella fase della vita lavorativa,<br />

come pure per il protrarsi di quella successiva) sia l’aumento dei livelli di istruzione.<br />

C’è quindi da attendersi nel futuro una maggiore domanda di fruizione di servizi e beni<br />

culturali di cui è difficile immaginare la dimensione.<br />

Abbiamo già segnalato quali problemi produca la forte concentrazione territoriale ma<br />

anche stagionale della domanda dei beni culturali: da un lato, centri storici soggetti per<br />

alcuni mesi all’anno ad una eccessiva pressione, musei con liste d’attesa infinite, dall’altro,<br />

livelli di presenze minimi in altri casi e contesti. Da qui anche una fruizione spesso<br />

troppo rivolta all’utenza turistica, rispetto alle comunità locali. Nella prospettiva di un’ulteriore<br />

crescita dell’uso dei beni culturali questo problema va quindi affrontato con l’obbiettivo<br />

di una più equilibrata e meno inquinante fruizione. Ma c’è un altro aspetto che va<br />

considerato e che può essere definito come la capacità massima di stock che riusciamo a<br />

mantenere. È indubbio, infatti, che il patrimonio di beni culturali di cui disponiamo è largamente<br />

più ampio di quanto sia possibile mantenere e valorizzare in modo soddisfacente,<br />

con conseguenze sul piano finanziario anche rispetto alle nostre responsabilità nei confronti<br />

delle generazioni future.<br />

La stessa questione di scarsità di risorse si pone riguardo all’applicazione dell’attuale<br />

carta costituzionale, che nella ripartizione di funzioni, è largamente ispirata al criterio della<br />

sussidiarietà anche se in tema di beni culturali assegna la tutela al livello centrale e la<br />

valorizzazione a quello decentrato. Il percorso intrapreso, anche nell’ambito di altri servizi<br />

pubblici è attualmente quello dell’intervento con il criterio degli standard minimi che si<br />

sovrappongono, passando dal livello centrale a quelli periferici. L’amministrazione centrale,<br />

in questa prospettiva, potrebbe essere chiamata a garantire una tutela generale del<br />

patrimonio (una sorta di Livello Essenziale di Prestazione, insomma) e a questo intervento<br />

si aggiungerebbero progressivamente le risorse regionali e locali sulla base delle rispettive<br />

sensibilità e preferenze.<br />

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