Volume - Fondazione toscana sostenibile

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urbanizzata”, urbanizzazione disordinata, forte richiesta di servizi sociali...). Di fronte a questo fenomeno il governo locale si dovette porre in veste di protagonista, tenuto conto che il tessuto economico prevalente, costituito da piccole imprese, non era in grado di farsi carico in alcun modo delle diseconomie esterne e della domanda di intervento sociale che il suo sviluppo produceva. La rigidità verso il basso dell’intervento pubblico ha fatto sì che ancora oggi si può cogliere una generale tendenza degli Enti locali toscani a sostenere alti livelli di intervento, anche in presenza di una fase di sviluppo completamente diversa. La domanda d’intervento si orienta infatti oggi su settori diversi ma manifesta sempre intensità elevata: diminuisce il grado di accettazione degli elevati livelli d’inquinamento e si richiedono interventi di tutela e prevenzione, la forte crescita nei tassi di attività femminili sollecita la richiesta di servizi all’infanzia, una urbanizzazione sempre più diffusa obbliga a interventi infrastrutturali per la mobilità, la dinamica demografica fa aumentare la spesa sanitaria ecc.. Questa crescente domanda sociale, di cui si deve tener conto per delineare la dimensione futura della spesa pubblica, ottiene, però, dal settore pubblico risposte diverse nelle varie aree del nostro Paese: in alcuni casi Regioni ed enti locali hanno infatti potenziato il proprio intervento; in altri si sono affidati maggiormente al settore privato o al terzo settore; in altri casi ancora, infine, il problema non è stato affrontato in modo adeguato. Letta attraverso la finanza decentrata, questa risposta differenziata configura un’Italia del governo locale articolata in tre modelli di comportamento: • il modello del Nord, con buoni livelli di spesa sostenuti da sforzi fiscali medi che tuttavia non utilizzano al massimo le alte basi imponibili delle ricche comunità settentrionali; • il modello del Centro Nord (quello toscano ma anche dell’Emilia Romagna e della Liguria), nel quale l’alto livello di spesa è sostenuto da alta pressione fiscale; • il modello del Sud, caratterizzato da bassa spesa pubblica e bassa pressione fiscale, ampiamente compensata da trasferimenti statali. Se, poi, ai livelli di spesa degli Enti locali si aggiungono quelli del governo regionale non si ottengono modifiche sostanziali dei differenziali perché le Regioni hanno storicamente avuto bassa autonomia impositiva e quindi livelli di spesa piuttosto simili. Ovviamente, se in prospettiva questa situazione si modificherà, ovvero se verranno concessi alle Regioni ampi margini di scelta, si può immaginare che anche a livello regionale i comportamenti potrebbero diventare simili a quelli degli Enti locali, se pure non mancano, anche fra gli amministratori delle Regioni del Centro Nord, orientamenti diffidenti di fronte all’aumento della pressione fiscale. La politica di welfare attuata dal governo locale toscano si sostanzia, in estrema sintesi, in una forte attenzione sia all’intervento sociale, che va ad integrare, quando non a sostituire, quello assistenziale del governo centrale, sia alla spesa nel settore della cultura. Quanto all’assistenza sanitaria, invece, più che maggiore spesa si rileva una maggiore propensione alla fornitura dei servizi da parte delle strutture pubbliche con un ricorso più limitato, rispetto ad altre regioni, al settore privato convenzionato. Nel maggior livello di intervento del governo decentrato toscano, insomma, si può intravedere l’effetto sia di una maggiore preferenza per i beni pubblici, sia di una fase in cui l’intervento pubblico locale è stato funzionale, quasi endogeno, al processo di sviluppo, ed ha saputo rispondere ad una domanda esplicita del sistema, specialmente nel sostegno alla famiglia e nel supporto alle caratteristiche peculiari del sistema economico regionale. 217
218 13.4 Le prospettive del decentramento in Toscana Per un ragionamento di prospettiva sul futuro che si aprirà per il governo regionale e locale della Toscana, occorre chiedersi cosa potrà accadere sul fronte del decentramento delle competenze e su quello delle risorse finanziarie. Il decentramento delle competenze è un processo che ha avuto inizio nel 1997 con le Leggi Bassanini e i lavori della Commissione Bicamerale, ha registrato una svolta decisiva con la L. Cost.3/2001 votata per la prima volta in Italia con un referendum confermativo, e tuttora è in evoluzione perché un nuovo disegno di legge di revisione costituzionale (il n. 2544-B/2004) è stato da poco approvato in prima lettura dai due rami del Parlamento (Schema 13.1). Schema 13.1 DECENTRAMENTO DELLE COMPETENZE (ART. 117 COST. ITALIANA) IN ALCUNE MATERIE DI INTERVENTO PUBBLICO Fonte: IRPET 1948-2001 L.Cost.3/2001 Disegno Legge 2544-B/2004 Sicurezza e ordine pubblico Polizia Regionale Polizia Locale Istruzione e cultura Formazione professionale Università e ricerca Tutela del lavoro Previdenza sociale Previdenza complementare e integrativa Immigrazione Assistenza sociale Igiene e sanità Trasporti e comunicazioni Agricoltura e alimentari Industria, artigianato e commercio Edilizia Tutela dell’ambiente e beni culturali Valorizzazione beni culturali e ambientali Protezione civile Finanza regionale e locale Competenza esclusiva dello Stato Competenza concorrente Competenza esclusiva delle Regioni Nota: Amministrazione generale, Difesa nazionale, Giustizia, Relazioni internazionali, Pensioni di guerra, Interventi aree depresse, Altri interventi economici sono materie di competenza esclusiva dello Stato Non vi è quindi ancora sufficiente certezza su quale sarà nei prossimi anni l’assetto delle competenze fra i vari livelli di governo; sicuramente, però, l’art.117 della Costituzione Italiana oggi in vigore ha delineato alcune tendenze inequivocabili, che fanno prevedere un consistente ampliamento degli spazi d’intervento per gli enti territoriali. Adottando un sistema di attribuzione che è quello tipico delle Costituzioni federali, sono state espressamente individuate le materie di competenza esclusiva dello Stato, che si sono significativamente ridotte rispetto al passato; sono state inoltre specificate le numerose materie a legislazione concorrente (Stato-Regioni), sulle quali le Regioni hanno il potere di legiferare sotto il vin-
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