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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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fenomeno relativamente recente. Nella prima metà degli anni novanta infatti, contrariamente a<br />

quanto è accaduto a paesi vicini e simili per sviluppo raggiunto (Francia e Germania), il peso<br />

delle esportazioni italiane sul commercio mondiale è addirittura aumentato passando dal 4,2%<br />

del 1990 al 4,7% del 1995 (Tab. 1.4).<br />

Tabella 1.4<br />

ESPORTAZIONI DEI PRINCIPALI PAESI DEL MONDO<br />

Quote per 1.000 e variazioni %<br />

Fonte: Model BTM INFORUM (Interindustry Forecast at University of Maryland)<br />

Quote sul totale export mondiale Tassi di variazione annua<br />

1990 1995 2000 1995/1990 2000/1995 2000/1990<br />

Canada 42,9 39,3 40,5 4,4 6,1 5,2<br />

USA 116,8 119,9 120,8 6,8 5,6 6,2<br />

Messico 9,2 16,2 25,8 18,9 15,8 17,3<br />

Austria 12,5 11,6 12,7 4,6 7,4 6,0<br />

Belgio 35,4 33,4 29,5 5,0 2,9 4,0<br />

Francia 59,3 57,4 47,6 5,6 1,6 3,5<br />

Germania 125,1 102,7 95,0 2,1 3,8 3,0<br />

ITALIA 42,3 46,8 37,6 8,4 1,0 4,6<br />

Spagna 13,8 18,1 20,4 12,3 8,0 10,1<br />

UK 54,6 50,7 52,0 4,7 6,0 5,3<br />

Giappone 102,7 85,0 74,7 2,3 2,7 2,5<br />

Cina 19,5 28,6 45,5 14,7 15,7 15,2<br />

Corea 17,5 24,0 32,9 13,2 12,3 12,7<br />

Taiwan 21,8 27,5 32,8 11,2 9,3 10,3<br />

Resto OEC 139,8 140,6 123,3 6,4 2,7 4,5<br />

Resto del Mondo 186,6 198,4 208,8 7,6 6,5 7,0<br />

TOTALE 1.000,0 1.000,0 1.000,0 6,3 5,4 5,8<br />

Naturalmente, per una corretta valutazione del fenomeno occorre considerare che, in questa<br />

fase, l’Italia ha operato in un contesto favorevole a causa della costante rivalutazione del<br />

dollaro e delle altre monete (anche a seguito degli effetti delle ripetute svalutazioni della lira a<br />

partire dal 1992).<br />

La situazione cambia significativamente se si considera, invece, il periodo successivo (1996-<br />

2001), quando l’Italia perde i suoi vantaggi relativi rispetto ai paesi europei, ma mantiene -<br />

assieme ad essi- i vantaggi che derivano dalla costante rivalutazione del dollaro: in questo<br />

periodo la crescita media annua delle esportazioni è appena dell’1%, inferiore anche a quella di<br />

tutti i principali paesi europei, e questo porta la quota italiana sul commercio mondiale al 3,8%,<br />

determinando una perdita che è superiore anche a quella degli altri paesi europei (Graf. 1.5).<br />

Negli anni successivi (2001-2003) il quadro peggiora ulteriormente a seguito di una delle più<br />

lunghe congiunture negative attraversate dall’economia italiana sui mercati internazionali, evidentemente<br />

più danneggiata degli altri partner europei dalla svalutazione del dollaro.<br />

Come nel resto dell’Europa, il venir meno della spinta esterna ha inciso sulla evoluzione della<br />

domanda interna anche per la prosecuzione di una politica fiscale restrittiva orientata al rispetto degli<br />

obblighi imposti dal trattato di Maastricht: l’economia italiana, così come quella europea, resta dunque<br />

ancora largamente export-led, non in grado quindi di fornire un impulso autonomo alla propria crescita.<br />

In questo mutato scenario internazionale la crescita tendenziale dell’economia italiana rallenta<br />

ulteriormente passando dal 3,6% degli anni settanta al 2,4% degli anni ottanta e appena<br />

all’1,4% degli anni novanta; in questo trend declinante, i primi quattro anni del 2000 hanno<br />

segnato una crescita di appena lo 0,6% e le previsioni oggi disponibili non indicano di qui alla<br />

fine del decennio crescite superiori alla crescita tendenziale degli anni novanta.<br />

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