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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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della comunicazione e della rete commerciale che si proietta verso i nuovi mercati,<br />

rendendo riconoscibile e apprezzabile il valore del prodotto materiale fornito.<br />

9. Un sistema in cambiamento<br />

Le filiere prevalenti nella regione sono ancora in gran parte basate su sistemi produttivi<br />

locali (con qualche proiezione a valle verso l’export) e materiali (con pochi investimenti in<br />

assets immateriali in conoscenze specifiche e il sistema relazionale). La filiera produttiva<br />

che deriva dalla divisione del lavoro distrettuale resta, per così dire, raggomitolata su un<br />

fazzoletto di territorio, intrecciandosi fisicamente ai capannoni, agli stabilimenti, alle strade<br />

(intasate) che segnano il paradigma della fabbrica diffusa.<br />

È questo sistema produttivo che deve diventare diverso. L’innovazione di prodotto e di<br />

processo che serve non è quella che rinnova la singola parte lasciando inalterato il sistema,<br />

ma quella che trasforma, pezzo per pezzo il sistema e la sua logica costruttiva. Senza<br />

rinunciare all’impianto reticolare della produzione -che tiene in gioco molte piccole imprese-<br />

la filiera si deve estendere, sgomitolandosi attraverso le iniziative dei “pionieri” più<br />

audaci, che vanno ad esplorare il nuovo.<br />

L’esplorazione sembra talvolta una fuga o un viaggio senza ritorno: in molti posti infuria la<br />

polemica sulle delocalizzazioni egoiste, che impoveriscono il territorio dopo averlo utilizzato a<br />

proprio vantaggio per molti anni. Ma non si può esplorare niente rimanendo fermi dove si sta:<br />

qualcuno deve muoversi e prendersi il rischio della cosa. In un certo numero di casi, si tratterà<br />

di un apprendimento valido non solo per il primo esploratore ma anche per gli altri: i suoi concorrenti<br />

(che possono imparare dall’esperienza del primo), i suoi fornitori (che possono seguirlo<br />

o adeguarsi alla nuova scheda di domanda), i suoi distributori e clienti che possono essere<br />

trascinati lontano, per non perdere il contatto con chi è in grado di muoversi anche da solo.<br />

10. Chi farà tutto quello che c’è da fare?<br />

Chi adatterà il sistema produttivo locale alle due grandi sfide sopra richiamate?<br />

Per alcuni la risposta è evidente: quello che non fa il mercato, lo farà la politica. Come<br />

al tempo delle partecipazioni statali, o della “programmazione”. Non serve ricordare perché<br />

quelle esperienze sono finite, avendo fatto il loro ciclo naturale. Piuttosto è importante,<br />

ai nostri fini, non sovraccaricare la politica di compiti e scelte che renderebbero ancora più<br />

difficili la decisione politica e la rappresentanza degli interessi.<br />

Certo la politica conserva un ruolo importante, nella transizione al postfordismo. Tocca<br />

ad essa, ad esempio, modificare il burocratismo elefantiaco e costoso di uno Stato che ha<br />

preso su di sé il peggio del fordismo, e non sembra intenzionato a mollarlo. È anche un<br />

primario compito della politica attaccare le rendite, restaurando un mercato interno (vero<br />

ed efficiente). Ancora: tocca alla politica garantire una piattaforma credibile alle nostre<br />

relazioni internazionali e creare regole che riducano l’incertezza e suscitino la convenienza<br />

delle persone e delle imprese ad investire sul proprio futuro.

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