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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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a fare di forza lavoro extracomunitaria. Per l’anno 2004 le assunzioni previste di lavoratori<br />

stranieri sono quasi 12mila (pari al 27,7% sul totale delle assunzioni previste nell’anno),<br />

lievemente al di sotto della media nazionale (28,9%). Sono soprattutto le imprese piccole<br />

e le medio-piccole a manifestare una elevata disponibilità ad assumere cittadini<br />

extracomunitari mentre, col crescere della dimensione di azienda, si riduce la domanda di<br />

manodopera straniera. Da un punto di vista settoriale, gli stranieri lavorano prevalentemente<br />

nel terziario (42% sul totale regionale); seguono le attività manifatturiere (36%); e<br />

l’agricoltura (22%).<br />

Un altro tipo di domanda di lavoro immigrato deriva dalle caratteristiche e dalle trasformazioni<br />

più recenti del sistema di welfare familistico che caratterizza anche la Toscana. A questo<br />

proposito, un dato interessante è quello desunto dall’archivio specifico gestito dall’INPS sul<br />

lavoro domestico, che registra al 2001 per la regione Toscana oltre 11mila lavoratori non comunitari<br />

(in larga misura donne). In ambito nazionale la Toscana si colloca al 3° posto tra le regioni<br />

italiane con l’8,6% di collaboratori domestici stranieri sul totale, preceduta soltanto da Lazio e<br />

Lombardia. La presenza di lavoratori domestici stranieri appare particolarmente rilevante nelle<br />

aree urbane della regione, dove i processi demografici e sociali sopra richiamati sono particolarmente<br />

evidenti, soprattutto a Firenze, una delle province più dinamiche a livello nazionale,<br />

dove risulta occupato circa il 45% del totale dei collaboratori domestici occupati in Toscana.<br />

La Toscana presenta differenze interne molto significative nel ricorso al lavoro degli<br />

immigrati, che sono poste in rilievo dal rapporto tra avviamenti al lavoro complessivi e<br />

avviamenti relativi a cittadini extracomunitari: per la regione nel suo complesso la media è<br />

del 12,2%, superiore alla media nazionale, ma confrontando le province si osserva una<br />

forbice molto accentuata tra un minimo del 7% a Massa Carrara e Livorno ad un massimo<br />

del 18% di Prato.<br />

Le aree territoriali più prospere, più ricche di imprese, più bisognose di lavoratori manuali,<br />

risultano anche maggiormente attrattive nei confronti del lavoro immigrato; quelle<br />

comparativamente più deboli, non manifestano nella stessa misura l’esigenza di ricorrere<br />

a forza lavoro esterna. La presenza di lavoratori immigrati appare dunque correlata positivamente<br />

con lo sviluppo economico locale, di cui tende a diventare sempre più una<br />

condizione necessaria, e non con la precarizzazione e l’indebolimento delle condizioni di<br />

impiego dei lavoratori locali.<br />

7.5<br />

La popolazione attiva fra venti anni<br />

Come si è visto, gli elementi risultati determinanti nel modificare il tasso di attività negli<br />

ultimi venti anni sono stati:<br />

• l’aumento dei tassi di scolarizzazione e il conseguente aumento di peso della popolazione<br />

in possesso di un titolo di studio superiore all’obbligo;<br />

• la crescita generalizzata della partecipazione al lavoro delle donne, anche ai livelli di<br />

istruzione più bassi;<br />

• le modifiche dei requisiti necessari per l’accesso al sistema pensionistico pubblico,<br />

uniti all’età di inizio della vita lavorativa.<br />

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