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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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nell’uso del lavoro e di quota di lavoratori non residenti, le unità di lavoro che derivano<br />

dalla scenario precedente si tradurrebbero nel 2020 in 1.415.000 occupati residenti, ovvero<br />

il 4,6% in meno rispetto al 2003.<br />

D’altro canto, l’offerta di lavoro dipende dalla evoluzione di alcune grandezze fondamentali,<br />

ovvero comportamenti demografici (in quindici anni soprattutto quelli migratori) e<br />

quelli relativi alla modifica della partecipazione al mercato del lavoro. Su questo fronte,<br />

riepilogando quanto indicato nel capitolo 8, abbiamo assunto tre scenari diversi corrispondenti<br />

a tre diversi modi di rapportarsi al mercato del lavoro (Tab. 8.3):<br />

a) ipotesi bassa: simulazione dei soli effetti demografici;<br />

b) ipotesi media: tassi di attività fissi ai livelli 2003 per genere, età e titolo di studio applicati<br />

a previsioni della popolazione per livello di istruzione;<br />

c) ipotesi alta: tassi di attività crescenti per genere, età e titolo di studio.<br />

Tabella 8.3<br />

DINAMICA DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA DI LAVORO A CONFRONTO. TOSCANA 2003-2020<br />

Valori in migliaia di unità e tassi % di variazione<br />

Fonte: stime IRPET<br />

2003 2020 2003 2020 2003 2020<br />

Domanda di occupati residenti 1.483 1.415<br />

Attivi residenti Disoccupati Tasso disoccup.<br />

Ipotesi bassa 1.556 1.541 73 126 5.2 8.2<br />

Ipotesi media 1.556 1.605 73 190 5,2 11,8<br />

Ipotesi alta 1.556 1.680 73 265 5,2 15,8<br />

Solo nel primo dei tre casi l’offerta di lavoro si ridurrebbe rispetto a quella attuale (ma<br />

meno di quanto si ridurrebbe la domanda), mentre negli altri due casi avremmo un aumento<br />

di offerta che varia tra lo 0,2% e lo 0,5% medio annuo. Quindi, se le regole della<br />

partecipazione al mercato del lavoro (in altre parole l’intensità di lavoro che sta alla base<br />

del concetto di unità di lavoro) restassero inalterate avremmo, in tutti i tre scenari, un<br />

aumento della disoccupazione, che nel terzo caso sarebbe anche assai consistente.<br />

Quindi, volendo mantenere la disoccupazione sui livelli attuali, sarebbe necessario<br />

intervenire proprio sulla intensità nell’uso del lavoro. Se gli scenari qui proposti si realizzassero<br />

sarebbe infatti evidente che solo una riduzione dell’orario di lavoro (generalizzata<br />

o per categorie di lavoratori) potrebbe garantire il mantenimento degli attuali livelli di disoccupazione.<br />

Poiché l’unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestato nell’anno<br />

da un occupato a tempo pieno (tempo pieno di oggi), una riduzione generalizzata dell’orario<br />

di lavoro oppure una crescita del lavoro part-time possono portare a un aumento degli<br />

occupati a parità di “volume di lavoro” svolto.<br />

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