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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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• la redazione di un piano pluriennale di infrastrutture leggere e immateriali:<br />

ammodernamento della rete viaria interna e minore, ammodernamento della rete ferroviaria,<br />

un piano delle reti di trasporto intermodali e integrate, sviluppo delle reti elettroniche<br />

e di TLC;<br />

• l’adozione di Patti di Sviluppo Locale integrati per la Ricerca, l’innovazione, il lavoro, lo<br />

sviluppo <strong>sostenibile</strong> superando i limiti progettuali del “Nuovo patto per uno sviluppo<br />

qualificato e maggiori e migliori lavori in Toscana”.<br />

Per le politiche di qualità del lavoro va tenuto presente che nella regione esiste un<br />

aggregato sociale (lavoro dipendente anche nelle forme flessibili, ma anche autonomo) di<br />

professioni ad elevata specializzazione (ricercatori, insegnanti, tecnici e intermedi, artigiani<br />

ed operai specializzati e conduttori di macchinari), definibile come “lavoro scientifico/produttivo<br />

altamente qualificato”. Questa fascia nel 2002 raggiungeva quasi il milione di persone<br />

ed è cresciuta in tre anni di oltre mezzo punto percentuale. A fronte di ciò, la capacità di<br />

assorbimento di giovani istruiti (diplomati e laureati, soprattutto quest’ultima categoria) è<br />

risultata e risulta molto bassa. Per invertire la tendenza, anche al declino industriale, è su<br />

questo “Lavoro” che si deve puntare per una politica di rilancio delle capacità di ricerca, di<br />

innovazione, di riqualificazione produttiva e sociale della Toscana secondo lo slogan “lavoro<br />

istruito e versatile, a conoscenza crescente per uno sviluppo ambientalmente, socialmente<br />

ed economicamente <strong>sostenibile</strong>”. Ciò anche a partire dalla constatazione che, sul<br />

piano della stratificazione sociale, la classe lavoratrice industriale è diminuita nella sua<br />

dimensione ed importanza economica, ma si è trasformata rimanendo mediamente più alta<br />

che in altre regioni di pari valore ambientale, artistico e di forte sviluppo turistico.<br />

Per raggiungere questi obiettivi occorre mantenere e rinnovare, aprendo a nuovi settori<br />

e attività, sia nel campo della produzione manifatturiera che dell’agricoltura.<br />

Bisogna andare infine alla elaborazione di un Piano di supporto alla Scuola e all’Università<br />

e del loro collegamento formativo con il sistema delle imprese favorendo la nascita<br />

di Imprese di Ricerca.<br />

In concreto potrebbe voler dire:<br />

• adottare un piano pluriennale di integrazione dell’istruzione e della formazione a tutti i livelli<br />

scolastici legati a sbocchi professionali programmati e concertati con le parti sociali;<br />

• attivare un piano straordinario per la creazione di nuovi lavori nella manutenzione ambientale,<br />

nel risparmio energetico, nelle fonti energetiche rinnovabili, nella raccolta e<br />

riciclo di materiali;<br />

• attivare con LR un sistema integrato formazione lavoro che contribuisca al superamento<br />

dei lavori precari e poveri di contenuti, della “flessibilità” da lavoro a lavoro senza contenuti<br />

e tutele, alla crescita del lavoro versatile a conoscenza crescente;<br />

• attuare programmi di sviluppo locale per la salute e la sicurezza del lavoro.<br />

Per la qualità ambientale va, infine, tenuto presente che la strategia di sviluppo proposta<br />

richiede non solo e non tanto una “visione integrata dei profili economici, sociali e<br />

ambientali” quanto un cambio di paradigma nel quale le ragioni della qualità ambientale<br />

divengono le basi della qualità sociale e di quella economica. Ciò significa uscire dal limite<br />

di una visione che “integra” solo le pressioni antropiche (o meglio dell’economia) e passare<br />

ad un sistema analitico che integra gli indicatori delle pressioni antropiche con gli indicatori<br />

di stato fisico e biologico dell’ambiente, inclusa la carring capacity. Da questo occorre<br />

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