Volume - Fondazione toscana sostenibile
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12.2<br />
Gli effetti economici e sulla salute della mobilità stradale<br />
Spostarsi rappresenta un peso per il bilancio delle famiglie niente affatto trascurabile.<br />
Ogni famiglia <strong>toscana</strong> ha speso, infatti, nel 2000 quasi 2,8 milioni di euro sui 25,8 di consumi<br />
complessivi. Quasi tutto l’importo è destinato alla manutenzione e gestione del veicolo<br />
privato a motore: il 50% è dovuto all’acquisto di benzina, un quarto alla spesa per l’assicurazione<br />
e il resto è impegnato nella manutenzione, custodia, parcheggio e pedaggio. Questa<br />
voce di spesa pesa proporzionalmente di più sulle famiglie più disagiate raggiungendo<br />
il 15% del bilancio delle famiglie meno abbienti in possesso dell’autoveicolo. Se si accetta<br />
l’ipotesi che la disponibilità del mezzo di trasporto privato rappresenti ormai una necessità<br />
per il nucleo familiare (tutte le famiglie dispongono, infatti, di almeno un autoveicolo, tranne<br />
le persone anziane sole), questa componente di spesa diventa penalizzante per le<br />
classi con reddito inferiore alla media. Aumenta, invece, il numero dei veicoli per famiglia al<br />
crescere del reddito e contemporaneamente la spesa per ciascun autoveicolo.<br />
Tra le varie modalità di spostamento il trasporto su strada rappresenta senza dubbio quella<br />
più pericolosa, in termini di vite umane e di feriti. Il rischio di morte su strada è quattro volte<br />
superiore a quella del trasporto aereo e il rischio di ferimenti è enormemente più alto di qualsiasi<br />
altro mezzo. A differenza di quanto avviene nelle realtà europee più avanzate, inoltre, il trend<br />
nel nostro Paese assieme ad altri di più recente motorizzazione, è ancora in crescita. D’altro<br />
canto questa considerazione si ridimensiona se si confrontano i dati con l’andamento della<br />
mobilità, confronto che evidenzia il progresso compiuto nella sicurezza stradale. L’intensità del<br />
traffico nella nostra regione determina una rischiosità degli spostamenti elevata rispetto al resto<br />
del paese, anche se tale dato è confortato da una gravità dei sinistri relativamente meno accentuata,<br />
dal momento che il numero dei morti per abitante si aggira intorno al valore medio nazionale<br />
(pur scontando la eventuale scarsa dichiarazione dell’evento nelle regioni meridionali). Si<br />
tratta comunque di oltre 18 mila incidenti nel 2002, 460 morti e quasi 25 mila feriti.<br />
Il rischio degli spostamenti sta, peraltro, incidendo significativamente anche sulla sicurezza<br />
con la quale si svolge l’attività lavorativa. Rappresenta, infatti, una rilevante causa di<br />
infortunio sul lavoro. Il 50% delle morti sul lavoro avviene sulle strade e così il 10% dei<br />
ferimenti.<br />
Il trasporto è poi un importante fattore di inquinamento dell’aria, tanto più rilevante<br />
negli agglomerati urbani, dove agli alti livelli di concentrazione del traffico si associa l’alta<br />
densità di popolazione esposta. Questo nonostante le politiche di contenimento delle<br />
emissioni si siano dimostrate efficaci nella riduzione dell’apporto del trasporto di molti<br />
inquinanti.<br />
È ormai generalmente riconosciuto il danno determinato dall’inquinamento per la salute<br />
dell’uomo, tale da comportare l’insorgere di malattie cardiocircolatorie e dell’apparato respiratorio,<br />
ma tale da mettere a rischio, in alcuni casi, la stessa sopravvivenza dell’individuo. L’inquinamento<br />
non costituisce di per sé una causa di morte, ma agisce come concausa di altre malattie,<br />
determinandone un aggravamento e anticipando il decesso. Sulla base dei più recenti studi<br />
epidemiologici è possibile, quindi, stimare l’impatto dell’inquinamento dell’aria sulla salute degli<br />
individui in termini di insorgenza di malattie e di anni di vita persi. L’inquinante al quale si fa<br />
generalmente riferimento in questo tipo di analisi è il PM10 per la gravità degli effetti sulla salute<br />
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