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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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lette attentamente le controindicazioni. Vi sono due ordini di problemi di distanza 9 che<br />

vanno evidenziati.<br />

In primo luogo, la distanza operativa nei rapporti banca-impresa andrà colmata con un<br />

approccio flessibile ai vari sistemi locali e alle diverse imprese, che richiede l’offerta di un<br />

mix di prodotti e servizi standardizzati e di prodotti e servizi adattati ad hoc a soddisfare le<br />

diverse esigenze contestuali. Questo vale soprattutto in presenza di un terreno fortemente<br />

differenziato, quale è quello di regioni come la Toscana, che solo in parte può essere o può<br />

convenire che sia livellabile in funzione delle varie esigenze di sviluppo locale. Non serve<br />

in tal caso avere solo banche di transazione, occorre anche poter contare su banche che<br />

interpretino in chiave moderna i rapporti di relazione. Questo vale in funzione dei tanti<br />

problemi finanziari che le imprese e i sistemi produttivi dovranno sempre più affrontare per<br />

compiere i salti qualitativi: dell’integrazione internazionale, del decentramento produttivo,<br />

del conseguente passaggio da una centralità produttiva del territorio di origine a una centralità<br />

funzionale, del ricambio generazionale degli imprenditori, dei nuovi assetti produttivi e<br />

gestionali delle imprese, del consolidamento dimensionale delle medie imprese, del consolidamento<br />

organizzativo dei gruppi di impresa, della rivitalizzazione competitiva dei sistemi<br />

distrettuali.<br />

A tutto ciò sono chiamate sia le banche che operano nella regione, sia i nuovi intermediari<br />

che dovranno necessariamente affermarsi: i fondi chiusi di investimento, i venture<br />

capital, le banche d’affari. In questi campi ci sarà poco da standardizzare e molto da capire<br />

caso per caso, situazione per situazione. E soprattutto gli intermediari finanziari, vecchi e<br />

nuovi, non potranno sottovalutare i vantaggi della prossimità relazionale.<br />

In secondo luogo, una volta stabilito che, come è logico attendersi, continuerà ad essere<br />

importante la prossimità operativa, anche su un piano qualitativo più avanzato, non si deve<br />

sottovalutare l’importanza delle prossimità funzionali. Vale a dire che è altrettanto importante<br />

tenere sotto monitoraggio l’evoluzione della localizzazione dei centri direzionali delle banche,<br />

che in seguito a fusioni e acquisizioni possono essere spostati al di fuori della regione. Questo<br />

significa che vi sarebbe un progressivo depauperamento delle funzioni bancarie più qualificate<br />

che fanno capo alle direzioni centrali delle banche, con effetti di periferizzazione che non possono<br />

essere sottovalutati. Nella fase attuale, la Toscana non sembra correre questo pericolo<br />

(ma in prospettiva potrebbe) perché, a differenza di altre regioni, può ancora contare su una<br />

buona e significativa dotazione di banche che mantengono i propri centri funzionali radicati nel<br />

territorio toscano. Si consideri che degli attuali 84 gruppi bancari 10 , che si sono formati in Italia<br />

e che governano la larga maggioranza dei flussi bancari, ben 8 hanno la capogruppo insediata<br />

in Toscana. Mentre in altre regioni, principalmente ma non solo del Mezzogiorno, la dotazione<br />

locale di funzioni bancarie qualificate è ormai inesistente, pur in presenza di una diffusa rete di<br />

sportelli bancari. Si pensi a quale effetto di periferizzazione subirebbe Siena se, per effetto di<br />

fusione con altre banche, perdesse il centro direzionale del Monte dei Paschi e i funzionari di<br />

alta qualificazione che ruotano attorno ad esso. A questo problema di distanza funzionale e ai<br />

9 Vedi Alessandrini, Croci e Zazzaro (2005).<br />

10 I dati sono della Banca d’Italia al 2004.<br />

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