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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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che si tratta di attività che, da un lato, danneggiano le prospettive del sistema, ma, dall’altro,<br />

generano anche redditi, godono di protezioni corporative, e in alcuni casi perfino di<br />

sostegno sociale.<br />

La rimozione di tali posizioni di rendita è questione oggi prioritaria almeno per ricreare<br />

le condizioni per un rilancio del necessario processo di accumulazione. La questione della<br />

rendita pone infatti in risalto il dilemma cruciale, peraltro tipico di molte società avanzate:<br />

sarà in grado la società <strong>toscana</strong> di mantenere intatta la capacità di rischiare in attività<br />

imprenditoriali che pongano costantemente il sistema in competizione col resto del mondo,<br />

oppure, col benessere, si svilupperà (o si è già sviluppata) una sorta di avversione al<br />

rischio che porterà inevitabilmente al declino?<br />

3. In merito ad ambiente e risorse naturali emergono le questioni più evidenti ed esplicite<br />

di sostenibilità e compatibilità. Si pongono infatti problemi di coerenza del livello e della<br />

tipologia del consumo presente con la salvaguardia delle risorse naturali per le generazioni<br />

future. Come si è detto, la maggiore consapevolezza delle criticità ambientali ha portato<br />

ad adottare in alcuni casi comportamenti orientati ad una minore intensità di pressione;<br />

dunque una più diffusa informazione e conoscenza su questi temi è cruciale. Ma certamente<br />

tali lievi miglioramenti non sono sufficienti a imboccare la via della sostenibilità<br />

ambientale. È possibile allora nella società del benessere fare qualcosa di più che<br />

sensibilizzare sui comportamenti? È possibile cioè regolarli, vincolarli? Come fare altrimenti,<br />

nell’immediato, a ridurre il consumo di energia, l’uso degli automezzi privati, lo spreco<br />

di risorse idriche di qualità, la produzione di beni superflui e quindi di rifiuti?<br />

È possibile invece, in prospettiva, promuovere processi produttivi tecnologicamente<br />

innovativi orientati al minore impatto ambientale in un’ottica precauzionale, piuttosto che di<br />

disinquinamento (le cosiddette end of pipe)? Senza innovazione tecnologica, senza più<br />

coerenti stili di vita la sostenibilità rischia di restare uno slogan.<br />

Vi è poi un problema di polarizzazione fra aree territoriali. In altre regioni si è assistito alla<br />

progressiva diffusione in buona parte del territorio del modello di sviluppo prevalente. In Toscana<br />

invece le aree più sviluppate non si sono diffuse in tutto il territorio regionale ma si sono<br />

concentrate intorno all’asse della alta e bassa valle dell’Arno. Qui si produce la maggior parte<br />

del reddito, ma si condensano anche i maggiori problemi di inquinamento, congestione e disagi<br />

territoriali e ambientali. L’ “altra Toscana” invece, al di là di poche aree di degrado, si è trovata a<br />

percorrere una via di sviluppo meno dinamica e proprio per questo ha mantenuto più intatta la<br />

qualità delle risorse paesaggistiche e ambientali. È lecito quindi domandarsi se una divaricazione<br />

di questo tipo sia da considerarsi per il futuro una scelta da perseguire oppure, considerando<br />

invece la forte concentrazione territoriale delle pressioni, sia invece preferibile attenuare la<br />

suddetta polarizzazione, promuovendo anche nelle aree marginali un ruolo economicamente<br />

più attivo nello sviluppo regionale.<br />

4. La questione relativa alla modernizzazione delle istituzioni e all’efficacia dei meccanismi<br />

decisionali pubblici richiama delicate questioni di sostenibilità e coesione sociale. La<br />

scelta di adottare meccanismi decisionali concertativi nell’assunzione delle scelte pubbliche<br />

rappresenta da sempre una risorsa della nostra Regione. Ciò ha infatti consentito di<br />

approdare a scelte di fondo condivise da una gran parte delle forze produttive e rivolte al<br />

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