Volume - Fondazione toscana sostenibile
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Un aspetto interessante è che la crescita manifatturiera dei distretti si realizza spesso<br />
al di fuori della filiera o del settore di specializzazione; si rileva infatti che generalmente la<br />
dinamica occupazionale dell’intero comparto manifatturiero dei distretti toscani è più favorevole<br />
rispetto al settore di specializzazione. Questa constatazione, da un lato segnala<br />
una forte vitalità da parte delle imprese distrettuali, capaci di rinnovarsi e di intraprendere<br />
iniziative anche in altri settori, dall’altro evidenzia una sempre minore dipendenza dei distretti<br />
dal solo settore di specializzazione e un crescente sviluppo di altre attività manifatturiere;<br />
fra queste ha un ruolo di spicco la meccanica che, nella maggior parte dei distretti<br />
toscani, realizza nel decennio crescite superiori al 20%.<br />
Emergono quindi due fenomeni importanti: quello della risalita delle tecniche, che vede<br />
passare i distretti da produttori di beni di consumo a costruttori di beni intermedi, e quello<br />
della diversificazione settoriale, che vede molti dei distretti, nati su una base monosettoriale,<br />
trasformarsi sempre più in aggregati settorialmente eterogenei.<br />
3.3<br />
I mutamenti in corso nei sistemi produttivi regionali<br />
Nonostante la tenuta occupazionale e l’incremento di peso nella struttura produttiva<br />
nazionale e regionale dei sistemi di PMI, i mutamenti intervenuti nei mercati internazionali,<br />
la loro crescente apertura e soprattutto l’emergere di nuove dimensioni della concorrenza<br />
hanno ridotto i vantaggi competitivi classici del modello distrettuale.<br />
Nel nuovo scenario internazionale, dove le imprese competono su mercati globali in<br />
continuo mutamento, la competizione diviene sempre meno un processo statico e assume<br />
connotati dinamici; la flessibilità intesa come capacità di adattamento (caratteristica<br />
tipica dell’impresa di distretto e del distretto stesso) non è più sufficiente e occorre porre in<br />
essere comportamenti strategici di anticipazione.<br />
Le nuove forme della competizione hanno reso cruciali le fasi a monte e a valle dei<br />
processi produttivi, necessarie le prime a cogliere i segnali di domanda provenienti dai<br />
mercati e a relazionarsi con altri centri di produzione e di ricerca tecnologica e stilistica;<br />
necessarie le seconde a garantire un’adeguata capacità di commercializzazione a scala<br />
mondiale.<br />
In questo contesto sembrano essersi innescati alcuni cambiamenti rispetto alla formula<br />
originaria del modello distrettuale, che vedono l’emersione di attori specificamente dedicati<br />
alle fasi a monte e più efficienti sulle fasi a valle. Inoltre, prosegue la tendenza alla<br />
deverticalizzazione e al decentramento produttivo delle imprese maggiori su orizzonti nazionali<br />
e internazionali. E questo processo si accompagna ad alleanze strategiche e a<br />
processi di acquisizione che portano le imprese a proiettare il proprio operato in ambiti<br />
intersettoriali, allo scopo di proporre non più singoli beni ma “grappoli di prodotti” ovvero<br />
prodotti potenzialmente collegabili nel processo di formazione della domanda.<br />
In questo scenario evolutivo la grande industria muove verso una maggiore autonomia<br />
delle proprie divisioni e società controllate, mentre nei distretti si espandono le<br />
transazioni al di fuori dello spazio locale e si afferma il ruolo di alcuni soggetti imprenditoriali<br />
con funzioni di coordinamento e di innovazione. Si viene dunque affermando, sia<br />
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