Volume - Fondazione toscana sostenibile

Per effettuare una previsione della popolazione attiva per i prossimi venti anni è stato
quindi tenuto conto di questi elementi, applicandoli a uno scenario di evoluzione della
popolazione in età lavorativa.
Secondo il modello di previsione (Cfr. Cap. 7), che considera tassi di migrazione costanti
rispetto alla media 1998-2002, la popolazione residente in Toscana nel 2023 crescerebbe di
+3,5%, per un totale di +123mila persone. La popolazione in età 15-64 anni subirebbe, invece,
una consistente riduzione tra il 2003 e il 2013 (da 2.332mila a 2.298mila), per poi risalire fino a
2.346mila nel 2023 (+0,6%) e la struttura per età subirebbe un notevole invecchiamento, perdendo
nei venti anni circa 140mila giovani tra i 15 e i 39 anni. Sulla base di questo scenario
demografico, sono state effettuate tre simulazioni della possibile dinamica della popolazione
attiva che, come evidenzia la Tabella 7.11, mostrano andamenti differenziati.
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Tabella 7.11
POPOLAZIONE ATTIVA IN TOSCANA SECONDO I DIVERSI SCENARI DI PREVISIONE DEMOGRAFICA
Fonte: elaborazioni IRPET su dati ISTAT
Uomini Donne TOTALE
Scenario basso
2003 900.057 656.241 1.556.298
2023 913.014 625.141 1.538.156
Differenza assoluta 12.957 -31.099 -18.142
Differenza % 1,4 -4,7 -1,2
Scenario medio
2003 900.057 656.241 1.556.298
2023 931.581 683.153 1.614.734
Differenza assoluta 31.524 26.912 58.436
Differenza % 3,5 4,1 3,8
Scenario alto
2003 900.057 656.241 1.556.298
2023 984.573 718.615 1.703.188
Differenza assoluta 84.515 62.374 146.890
Differenza % 9,4 9,5 9,4
A) Scenario basso
Per evidenziare l’effetto demografico sulle forze di lavoro della Toscana sono stati
applicati i tassi di attività dell’anno 2003, distinti per genere e classe di età, alla popolazione
futura, lasciando agire soltanto gli effetti derivanti dalle modificazioni nella struttura
generazionale della popolazione in età lavorativa.
Con questa simulazione si ottiene una popolazione attiva che perde circa 20mila unità entro
il 2023 (-1,8%). Tale perdita sarebbe tutta femminile (-31mila), a causa di tassi di attività notevolmente
più bassi di quelli maschili nelle classi di età superiori ai 45 anni -che sono quelle
delle generazioni del cosiddetto “baby boom”, nate negli anni ‘60, che cresceranno maggiormente
nel prossimo ventennio- e alla perdita forte di popolazione nelle fasce di età 30-44 anni,
che sono quelle dove, attualmente, i tassi di attività femminili sono invece più elevati.
La costanza dei tassi di attività costituisce una semplificazione indubbiamente eccessiva,
che contrasta con alcuni importanti fattori, che giustificano modificazioni rilevanti nella propensione
ad accedere permanentemente al mercato del lavoro, tra questi, in particolare, la relazione
positiva tra il titolo di studio e la partecipazione al lavoro.