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Volume - Fondazione toscana sostenibile

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che se oggi i redditi sono distribuiti in modo più difforme di quanto non avvenisse nei primi<br />

anni ‘90, ciò si è tradotto non tanto in un peggioramento generalizzato delle condizioni di<br />

vita, quanto in una diversa composizione sociale dell’area della povertà e della ricchezza.<br />

Prendiamo la dinamica della diffusione e della intensità della povertà relativa, qui calcolata<br />

sui redditi familiari equivalenti (Tab. 14.8).<br />

234<br />

Tabella 14.8<br />

INDICI DI POVERTÀ RELATIVA SUI REDDITI FAMILIARI EQUIVALENTI ITALIANI<br />

Fonte: elaborazioni su dati BdI<br />

Indice di diffusione Indice di intensità Indice di gravità<br />

77 19 26 0,07<br />

78 18 27 0,07<br />

79 19 29 0,08<br />

80 18 25 0,06<br />

81 16 24 0,05<br />

82 16 22 0,05<br />

83 16 23 0,05<br />

84 17 23 0,06<br />

86 16 25 0,06<br />

87 18 26 0,07<br />

89 15 23 0,05<br />

91 16 23 0,05<br />

93 19 30 0,08<br />

95 20 30 0,09<br />

98 19 34 0,09<br />

00 19 32 0,09<br />

02<br />

Indice di diffusione: % di famiglie a basso reddito (povertà relativa)<br />

18 30 0,08<br />

Indice di intensità: distanza % dalla soglia che assicurerebbe l’uscita dalla povertà relativa<br />

Indice di gravità: indice (elaborato dal premio Nobel per l’economia A. Sen) che combina diffusione, intensità e disuguaglianza del reddito all’interno delle<br />

famiglie relativamente povere. L’indice varia fra 0 (nessun povero) ed 1 (tutti con reddito nullo).<br />

Nell’arco temporale in esame il numero delle famiglie povere rimane sostanzialmente<br />

stabile, mentre gli indici di intensità e di gravità mostrano un andamento simile a quello<br />

della disuguaglianza: crescente negli anni ‘90 e poi decrescente dal ‘98, ma comunque<br />

sempre superiore al dato degli anni ‘80. Ad essere aumentata quindi non è tanto l’area<br />

della povertà, quanto la sua distanza dall’area della non povertà; usando uno slogan semplicistico,<br />

ma efficace, potremmo dire che oggi ci sono più o meno gli stessi poveri di ieri,<br />

ma che essi stanno peggio che nel passato. Tuttavia il dato aggregato nasconde significative<br />

differenze fra i i diversi gruppi sociali. Ad esempio, se prendiamo l’evoluzione della<br />

povertà per classi di età, osserviamo che la quota di poveri fra i minorenni (con meno di 14<br />

anni) è aumentata significativamente, mentre in calo netto è la frazione degli ultra 65_enni<br />

(Graf. 14.9).<br />

Quello che è cambiato quindi in questi ultimi anni -si è già detto- non è tanto l’incidenza<br />

complessiva della povertà, ma la sua composizione. E ciò è tanto più vero quando si<br />

guardano ad esempio le qualifiche professionali, dove si riscontra un forte incremento<br />

degli operai e degli impiegati fra le famiglie povere ed una riduzione dei lavoratori autonomi<br />

e dei pensionati. Si assiste cioè ad una profonda trasformazione delle dinamiche<br />

redistributive che hanno penalizzato significativamente il lavoro dipendente (Graf. 14.10).<br />

I cambiamenti nella composizione sociale della povertà -che si sono riflessi in un au-

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