Alumnae | Ingegnere e Tecnologie | Alumni Politecnico di Milano
Le Alumne condividono la loro storia, in un dialogo virtuale con le future studentesse, per invitarle tutte a fare questa bellissima esperienza che si chiama Politecnico di Milano. 67 laureate in ingegneria tra il 1990 e il 2014, 67 modi diversi di essere ingegnere, tutti accomunati dalla competenza e dalla passione per il proprio lavoro. Quella degli Alumni è una community composta da circa 200 mila professionisti, architetti, designer e ingegneri, di tutte le età e da oltre 100 paesi nel mondo. Il libro “Alumnae” scatta una fotografia in primo piano di uno spaccato di questa grande famiglia politecnica, un primo passo per iniziare a conoscere più da vicino il mondo degli Alumni.
Le Alumne condividono la loro storia, in un dialogo virtuale con le future studentesse, per invitarle tutte a fare questa bellissima esperienza che si chiama Politecnico di Milano.
67 laureate in ingegneria tra il 1990 e il 2014, 67 modi diversi di essere ingegnere, tutti accomunati dalla competenza e dalla passione per il proprio lavoro.
Quella degli Alumni è una community composta da circa 200 mila professionisti, architetti, designer e ingegneri, di tutte le età e da oltre 100 paesi nel mondo.
Il libro “Alumnae” scatta una fotografia in primo piano di uno spaccato di questa grande famiglia politecnica, un primo passo per iniziare a conoscere più da vicino il mondo degli Alumni.
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Sono contenta del percorso che ho<br />
scelto. Il motivo per cui mi sono avvicinata<br />
al mondo dell’ingegneria riguarda<br />
proprio le <strong>di</strong>scriminazioni e i pregiu<strong>di</strong>zi<br />
<strong>di</strong> genere: fin da quando avevo 12 anni<br />
(1982) coglievo come vi fossero molteplici<br />
aspetti - percepiti per lo più come<br />
negativi - associati ai ruoli o alle figure<br />
femminili, per esempio il vestirsi in<br />
modo lezioso, l’essere più minute e basse<br />
<strong>di</strong> corporatura degli uomini, il riuscire<br />
bene eventualmente solo nelle materie<br />
scolastiche letterarie, artistiche o linguistiche,<br />
l’essere dotate <strong>di</strong> parlantina<br />
sciolta ma non <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> grande logica.<br />
Naturalmente, nulla <strong>di</strong> tutto questo<br />
corrisponde alla realtà, ma sono bias<br />
che possono pesantemente influenzare<br />
l’idea che una persona si costruisce <strong>di</strong><br />
se stessa, specialmente da giovane. Personalmente,<br />
già a 12 anni vedevo con<br />
<strong>di</strong>spetto come le donne venissero associate<br />
ed incastrate in questi pregiu<strong>di</strong>zi;<br />
temevo e o<strong>di</strong>avo sinceramente l’idea <strong>di</strong><br />
poter essere considerata una persona<br />
<strong>di</strong> poco valore o frivola solo perché <strong>di</strong><br />
sesso femminile. Tra le altre cose, fin da<br />
ragazzina sapevo <strong>di</strong> non corrispondere<br />
per niente allo stereotipo <strong>di</strong> genere: ero<br />
fisicamente molto alta e forzuta, amavo<br />
le <strong>di</strong>scipline artistiche come pure matematica<br />
e scienze, ero un tipo taciturno,<br />
sapevo parlare e scrivere bene all’occorrenza,<br />
e non mi facevo zittire dai<br />
prepotenti. Non ero però certa <strong>di</strong> cosa<br />
mi sarebbe piaciuto stu<strong>di</strong>are o in quale<br />
settore avrei voluto lavorare. Avevo solo<br />
capito che avrei dovuto scegliere il mio<br />
corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> universitari in modo molto<br />
oculato, proprio per evitare <strong>di</strong> cadere<br />
nella trappola dei “pregiu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> genere”<br />
e per garantirmi una professione stimata<br />
e un futuro economicamente sereno.<br />
Dopo la maturità scientifica (1989),<br />
maturai la convinzione che avrei fatto<br />
Ingegneria, Fisica o Matematica. Mi era<br />
ben chiaro il valore <strong>di</strong> una “testa da ingegnere”:<br />
multi<strong>di</strong>sciplinarietà e fantasia,<br />
coniugate a un approccio pragmatico,<br />
metodo <strong>di</strong> analisi e sintesi che offre la<br />
capacità <strong>di</strong> cogliere i dettagli senza perdere<br />
la visione d’insieme. Oltre alle competenze<br />
tecniche, questa è l’importante<br />
lezione del <strong>Politecnico</strong>. È una lezione<br />
che si ottiene con la fatica e la perseveranza<br />
necessarie per arrivare alla laurea<br />
in Ingegneria. All’epoca, circolavano<br />
opinioni (non fondate) sul fatto che un<br />
laureato in Ingegneria, quantunque versato<br />
e competente in <strong>di</strong>scipline tecnico-scientifiche,<br />
in genere non riuscisse<br />
mai a guadagnare quanto un laureato<br />
in Economia e Commercio, tantomeno<br />
all’inizio della carriera. Scelsi <strong>di</strong> non dare<br />
ascolto alle voci <strong>di</strong> chi si focalizzava solo<br />
su uno stipen<strong>di</strong>o imme<strong>di</strong>ato leggermente<br />
più alto, e scelsi Ingegneria Elettronica<br />
al <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />
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