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Alumnae | Ingegnere e Tecnologie | Alumni Politecnico di Milano

Le Alumne condividono la loro storia, in un dialogo virtuale con le future studentesse, per invitarle tutte a fare questa bellissima esperienza che si chiama Politecnico di Milano. 67 laureate in ingegneria tra il 1990 e il 2014, 67 modi diversi di essere ingegnere, tutti accomunati dalla competenza e dalla passione per il proprio lavoro. Quella degli Alumni è una community composta da circa 200 mila professionisti, architetti, designer e ingegneri, di tutte le età e da oltre 100 paesi nel mondo. Il libro “Alumnae” scatta una fotografia in primo piano di uno spaccato di questa grande famiglia politecnica, un primo passo per iniziare a conoscere più da vicino il mondo degli Alumni.

Le Alumne condividono la loro storia, in un dialogo virtuale con le future studentesse, per invitarle tutte a fare questa bellissima esperienza che si chiama Politecnico di Milano.
67 laureate in ingegneria tra il 1990 e il 2014, 67 modi diversi di essere ingegnere, tutti accomunati dalla competenza e dalla passione per il proprio lavoro.


Quella degli Alumni è una community composta da circa 200 mila professionisti, architetti, designer e ingegneri, di tutte le età e da oltre 100 paesi nel mondo.
Il libro “Alumnae” scatta una fotografia in primo piano di uno spaccato di questa grande famiglia politecnica, un primo passo per iniziare a conoscere più da vicino il mondo degli Alumni.

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prima donna ingegnere. Non ci furono <strong>di</strong>scriminazioni: ero semplicemente<br />

l’ultima arrivata e facevo la gavetta, per esempio facendo<br />

le fotocopie, come avevano fatto tutti prima <strong>di</strong> me. Non<br />

percepivo nessuna <strong>di</strong>fferenza rispetto agli altri, ancora una volta<br />

la <strong>di</strong>fferenza la facevano i contenuti, le competenze. Nel ‘94 mi<br />

hanno spe<strong>di</strong>to in Tunisia da sola, a lavorare su una centrale. Ero<br />

il project engineer, laureata da neanche un anno. Un’altra volta<br />

c’era da fare un’offerta in Malesia, in due giorni io e il capo siamo<br />

andati a <strong>di</strong>scutere la tecnologia del ciclo combinato <strong>di</strong> fronte al<br />

Ministero dell’energia malese. La <strong>di</strong>scriminazione c’è stata in Malesia,<br />

loro non avevamo mai visto una donna ingegnere. Gli europei<br />

nemmeno erano comuni, figuriamoci una donna <strong>di</strong> 25 anni. Non<br />

ci avevamo pensato (ma era la Malesia del ’94, le cose sono cambiate<br />

anche lì).<br />

Nel ’98 mi sono spostata in Nuova Pignone, società acquisita<br />

all’epoca da GE Oil & Gas. A Pignone erano fiorentini, la leadership<br />

era americana, ci fu l’iniezione <strong>di</strong> nuove leve (tra cui me) e<br />

tutti questi agenti <strong>di</strong> cambiamento <strong>di</strong>edero una grossa spinta per<br />

crescere. Un’opportunità importante, per un project engineer<br />

com’ero io, è quella <strong>di</strong> portate le proprie competenze in un contesto<br />

nuovo, <strong>di</strong>verso. Anche lì non ci fu alcuna <strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong><br />

genere. C’era <strong>di</strong>scriminazione tra perito e ingegnere: il perito mi<br />

guardava male, perché ne sapeva molto più <strong>di</strong> me e guadagnava<br />

meno.<br />

Il vantaggio dell’ingegnere: si guadagna il rispetto<br />

dei colleghi su un contenuto tangibile,<br />

su campo battaglia in cui contano competenze<br />

tecniche, misurabili.<br />

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