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Alumnae | Ingegnere e Tecnologie | Alumni Politecnico di Milano

Le Alumne condividono la loro storia, in un dialogo virtuale con le future studentesse, per invitarle tutte a fare questa bellissima esperienza che si chiama Politecnico di Milano. 67 laureate in ingegneria tra il 1990 e il 2014, 67 modi diversi di essere ingegnere, tutti accomunati dalla competenza e dalla passione per il proprio lavoro. Quella degli Alumni è una community composta da circa 200 mila professionisti, architetti, designer e ingegneri, di tutte le età e da oltre 100 paesi nel mondo. Il libro “Alumnae” scatta una fotografia in primo piano di uno spaccato di questa grande famiglia politecnica, un primo passo per iniziare a conoscere più da vicino il mondo degli Alumni.

Le Alumne condividono la loro storia, in un dialogo virtuale con le future studentesse, per invitarle tutte a fare questa bellissima esperienza che si chiama Politecnico di Milano.
67 laureate in ingegneria tra il 1990 e il 2014, 67 modi diversi di essere ingegnere, tutti accomunati dalla competenza e dalla passione per il proprio lavoro.


Quella degli Alumni è una community composta da circa 200 mila professionisti, architetti, designer e ingegneri, di tutte le età e da oltre 100 paesi nel mondo.
Il libro “Alumnae” scatta una fotografia in primo piano di uno spaccato di questa grande famiglia politecnica, un primo passo per iniziare a conoscere più da vicino il mondo degli Alumni.

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Gestisco lo sviluppo <strong>di</strong> una piattaforma <strong>di</strong> simulazione<br />

per le macchine <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnostica utilizzate nei laboratori <strong>di</strong><br />

analisi me<strong>di</strong>che. Lo sviluppo <strong>di</strong> una nuova macchina può<br />

durare anche anni e la nostra piattaforma permette <strong>di</strong><br />

simulare l’hardware che ancora non esiste.<br />

In terza me<strong>di</strong>a (anno 1992), un ragazzo che frequentava l’ITIS venne<br />

a parlare in classe, raccontando <strong>di</strong> cosa si faceva all’istituto tecnico<br />

ad in<strong>di</strong>rizzo informatico. Fu una folgorazione, tornai a casa e<br />

<strong>di</strong>ssi a mio padre cosa volevo fare da grande, cioè lavorare nell’informatica.<br />

Sicuramente, la mia è stata una vocazione.<br />

Oggi lavoro come product owner (responsabile <strong>di</strong> prodotto) e gestisco<br />

lo sviluppo <strong>di</strong> una piattaforma <strong>di</strong> simulazione per le macchine<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>agnostica utilizzate nei laboratori <strong>di</strong> analisi me<strong>di</strong>che. Lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> una nuova macchina può durare anche anni e la nostra<br />

piattaforma permette <strong>di</strong> simulare l’hardware che ancora non<br />

esiste. L’utilità è per i progettisti hardware e software che possono<br />

testare in anticipo ciò che stanno ancora progettando. Si tratta<br />

sia <strong>di</strong> lavoro tecnico sia manageriale. Tecnico perché il ruolo del<br />

product owner è <strong>di</strong> far capire le richieste dei clienti (in questo caso<br />

colleghi <strong>di</strong> altri <strong>di</strong>partimenti) agli sviluppatori del mio team, quin<strong>di</strong><br />

è necessario avere competenze tecniche per poter porre le giuste<br />

domande ai richiedenti. Manageriale perché si devono negoziare<br />

timeline, gestire budget, persone.<br />

Ci vogliono tanta pazienza, resilienza, capacità <strong>di</strong> ascolto per capire<br />

i bisogni del committente e, ovviamente, le conoscenze tecniche<br />

per “tradurli” in modo che possano essere raccolti dagli sviluppatori.<br />

Non è che per fare questo lavoro si debba per forza essere<br />

dei maniaci della tecnologia. Per esempio, a casa ho un impianto<br />

cinema creato da mio marito (anche lui ingegnere), e ogni volta<br />

che lui non c’è e i bimbi (impazienti) vogliono vedere un film, è un<br />

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