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40% di manager sia composto da donne è il risultato dell’essere
andata a cercare personalmente i migliori talenti per i ruoli che mi
servivano. So dove trovarli, perché sono cresciuta all’interno di Airbus
partendo dal primo gradino della scala gerarchica. Ho avuto
la fortuna di percorrere il mio cammino con colleghi straordinari
con cui ho condiviso sfide e valori, ed ho una rete di conoscenze
a cui posso riferirmi quando cerco talenti. Ciononostante, spesso
mi è capitato di dover convincere le colleghe a candidarsi per posizioni
aperte nel mio dipartimento. Nell’aeronautica, ad alti livelli,
la presenza femminile è inferiore al 15%. Significa che non stiamo
utilizzando le risorse umane al massimo delle nostre possibilità, è
una perdita economica oltre che sociale».
Facciamo parecchi passi indietro nel tempo: «Da ragazzina ero
secchiona, avevo tutti 10», commenta Gloria. «Alle elementari, già
volevo fare l’ingegnere meccanico, oppure l’archeologa (avevo letto
una storia sull’archeologia su Topolino). Poi volevo fare il calciatore
e giocare alla Juve. Tra queste, fare l’ingegnere era davvero
l’unica opzione credibile. Quando dovetti scegliere che università
fare, ero indecisa tra astrofisica, ingegneria o lettere antiche.
Fu mia mamma a decidere per me e a mandarmi a ingegneria.
Perché mai, in una situazione del genere, una mamma dovrebbe
allontanare una figlia da una carriera potenzialmente molto promettente
come quella ingegneristica? Eppure succede.
La libertà, l’indipendenza, la responsabilità
che assumi quando sei a capo di un progetto
così grande, sono sensazioni bellissime e danno
grande soddisfazione.
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