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Ho sempre avuto il coraggio di cambiare, sebbene questo abbia
comportato diversi stravolgimenti nella mia vita personale. Non
mi sono mai chiesta «Come sarebbe stato se…», non mi sono mai
fatta sfuggire le opportunità ed ho imparato a cavarmela, sin dal
mio primo viaggio per gli Stati Uniti a 23 anni con un paio di valige
e solo una vaga idea di cosa mi aspettasse dall’altra parte, fino al
più recente, in cui le valige sono diventate 4, più un marito e due
figli piccoli a farmi compagnia nell’ennesima avventura. Essere
una donna non mi ha penalizzata. È vero che la presenza femminile
nel mio campo è bassa: giusto stamattina ero in una delle
riunioni settimanali in cui si riporta lo stato dei diversi sistemi della
Stazione Spaziale e mi sono guardata intorno: al tavolo erano sedute
circa 15 persone, eravamo solo due donne. Generalmente
non ci faccio caso, sono abituata ad essere giudicata per la mia
professionalità, non per il mio genere. In Europa sono stata per
parecchi mesi l’unica flight director donna e nel gruppo non siamo
state mai più di 2/3, “contro” almeno 8/10 uomini. Ciononostante,
non ho mai avuto nessun problema con i miei colleghi. L’unico
momento critico è stato quando si è trattato di andare in maternità,
ma alla fine si è risolto tutto per il meglio anche in quell’occasione:
non sono stata discriminata, ma dal mio lato non ho neanche
fornito molti punti di discussione; inoltre avevo deciso che sarei
tornata al lavoro in tempi abbastanza brevi e così è stato, con un
po’ di sacrifici da parte mia e di mio marito. Sono tornata al lavoro
entrambe le volte quando i miei figli avevano tre mesi, sempre nei
tempi stabiliti e concordati con i miei datori di lavoro.
Quello che posso consigliare a tutti, non solo alle ragazze, è di avere
una forte motivazione: aiuta ad andare avanti nei momenti difficili.
E di non abbattersi davanti ai NO, arrivano per tutti, ma molte
volte il detto “chiusa una porta si apre un portone” ci azzecca.
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