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e - Camera dei Deputati

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prete potrebbe compiere e che, in effetti, compie in mancanza di una<br />

soluzione interpretativa obbligatoria per tutti.<br />

Ne consegue che i procedimenti logici volti all'eliminazione delle<br />

disfunzioni non differiscono dall'uso ordinario <strong>dei</strong> normali strumenti in­<br />

terpretativi, fondati sull'applicazione delle regole poste dagli articoli<br />

da 10 a 15 delle preleggi.<br />

Tali disfunzioni, che comprendono qualunque fenomeno suscettibile<br />

di ingenerare elementi di indeterminatezza e conseguenti difficoltà<br />

interpretative, possono distinguersi in « testuali » e « sistematiche » C^*):<br />

le prime riguardano una singola disposizione e sono, generalmente, deter­<br />

minate dall'uso di termini equivoci o polisenso, dall'impropria appli­<br />

cazione di regole sintattiche, dall'uso promiscuo di congiunzioni e<br />

disgiunzioni ('^); le seconde attengono ai rapporti fra disposizioni e si<br />

riconducono alla maggiore o minore chiarezza delle interazioni (abroga­<br />

zione, modifica^ deroga, sospensione di efficacia, rinvio) che ogni nuova<br />

norma provoca (implicitamente o esplicitamente) nel sistema in cui si<br />

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inserisce ( ).<br />

Le disfunzioni testuali non presentano caratteristiche comuni taU da<br />

consentire l'individuazione di un criterio generale di intervento al di<br />

là della regola di scopo (la chiarezza) e di quella di metodo (il ripristino<br />

dell'osservanza delle norme che presiedono all'uso del linguaggio); le<br />

disfunzioni sistematiche, invece, sono riconducibili, nella maggior parte<br />

<strong>dei</strong> casi, alla mancata esplicitazione delle interazioni, secondo uno sche­<br />

ma, che, in un caso semplice potrebbe essere il seguente: la nuova di­<br />

sposizione « A » interviene a disciplinare una certa materia, già regolata<br />

dalla disposizione « B », tralasciando ogni esplicito riferimento alla<br />

fonte di « B »; la disposizione « B », a questo punto, potrebbe conte­<br />

nere una o più norme compatibili con la nuova disciplina posta da<br />

«A », una o piii norme sostanzialmente identiche a quelle di « A » e<br />

una o più norme incompatibili (questo schema, evidentemente, può pre­<br />

sentarsi in forme più complesse, ove vi intervengano altre fonti, ma i<br />

sottostanti meccanismi, nella sostanza, non mutano). Nell'esempio con­<br />

siderato, le interazioni sono del tutto chiare, quanto alla loro qualifica­<br />

zione, sicché la norma di coordinamento « C » deve soltanto esplicitarle,<br />

secondo gli stessi criteri, che qualunque interprete userebbe (e che,<br />

in effetti, usa, in mancanza di « C »).<br />

Quest'ultima disposizione, dimque, conterrà tutte le disposizioni di<br />

«A » e la parte di « B », rimasta in vigore, in quanto compatibile<br />

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