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e - Camera dei Deputati

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lato di dotarsi di un sotto-sistema di supporto (gli uffici) non solo tec­<br />

nicamente adeguato ma anche operativamente duttile, dall'altro di indi­<br />

viduare un modello di organizzazione <strong>dei</strong> lavori che abbracci e coordini<br />

tutti i soggetti la cui collaborazione è necessaria per la produzione del<br />

risultato finale, pur conservando i margini di flessibilità indispensabili<br />

in considerazione <strong>dei</strong> vincoli che al sistema derivano dalla stessa com­<br />

posizione del suo fulcro, i singoli deputati ed i gruppi, che, non dimen­<br />

tichiamolo, fanno altresì parte dell'autonomo sistema <strong>dei</strong> partiti, for­<br />

malmente esterno al Parlamento e dotato di proprie funzioni tipiche.<br />

Tali vincoli non sono in realtà gU unici: la <strong>Camera</strong> nella costruzione<br />

del suo modello non può, infatti, porsi come unico fine l'ottimizza­<br />

zione dell'organizzazione per raggiungere nel più breve tempo possibile<br />

e nelle migliori condizioni il risultato finale (ad es. l'approvazione di<br />

un progetto di legge), ma deve tener conto di altre esigenze, derivanti<br />

direttamente dal sistema istituzionale, in relazione soprattutto all'at­<br />

teggiarsi del rapporto maggioranza-opposizione, alle garanzie da riser­<br />

vare a quest'ultima e al rapporto Parlamento-Governo. Nessun modello<br />

organizzatorio, per quanto ottimale possa essere, infatti, potrebbe<br />

ledere i diritti riconosciuti alle minoranze da una tradizione univoca<br />

basata sul principio democratico sancito nella Costituzione o mutare<br />

la posizione complessiva dell'Esecutivo in Parlamento. Ne consegue la<br />

necessità che il modello sia di tipo partecipativo, cioè definisca la deci­<br />

sione di programmazione come momento culminante di un procedi­<br />

mento cui prendono parte vari soggetti, momento nel determinare il<br />

quale nessuno di tali soggetti possa avere da solo un peso decisivo.<br />

A questa esigenza si conforma, del resto, la scelta operata nel 1981 a<br />

favore della costruzione dell'atto fondamentale di organizzazione — il<br />

programma <strong>dei</strong> lavori — come atto di transazione al massimo livello tra<br />

le forze politiche, da tutte accettato esplicitamente in caso di unanimità<br />

o implicitamente attraverso la decisione arbitrale e garantista del Pre­<br />

sidente della <strong>Camera</strong>. Se dunque il programma è un atto politico di<br />

transazione tra i gruppi parlamentari che deve attingere da un lato il<br />

fine tecnico di un coordinato funzionamento della struttura <strong>Camera</strong>,<br />

dall'altro quello politico di delineare il quadro degli obiettivi concreti<br />

che questa struttura deve raggiungere in un periodo dato, risulta di<br />

tutta evidenza l'importanza strategica ed il ruolo centrale che la disci­<br />

plina della programmazione riveste all'interno del regolamento parla­<br />

mentare (non per niente la discussione sulla programmazione è stata<br />

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