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e - Camera dei Deputati

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discussione sulle linee generali il 23 ottobre 1981: « Dico questo anche<br />

perché il relatore è convinto (ed intende che questa dichiarazione sia<br />

chiara negli atti) che la norma sulla programmazione necessariamente<br />

implichi, preveda e comporti poteri impliciti della Presidenza circa<br />

l'adeguamento, l'attuazione e l'esecuzione degli impegni assunti dal­<br />

l'Assemblea con un voto a maggioranza, questo sì, ma su un pacchetto<br />

di proposte che ha per tutti la stessa entità » e ancora « La realtà è<br />

un'altra: noi abbiamo sottratto a tutti i gruppi — di maggioranza e<br />

di minoranza — il potere di veto rispetto alle decisioni non della<br />

maggioranza, ma della <strong>Camera</strong>, ed abbiamo obbligato maggioranza e<br />

minoranze a ricomprendere nel programma i temi di tutti i gruppi... ».<br />

Questo dunque è il nocciolo della questione: l'integrale attuazione degli<br />

istituti di programmazione, quali voluti dalla riforma del 1981 puntando<br />

sul ruolo arbitrale formalmente attribuito al Presidente della <strong>Camera</strong><br />

e sulla istituzione in pratica di una « riserva di argomenti » a favore<br />

delle forze di opposizione, presuppone una disciplina regolamentare<br />

della discussione in Assemblea che consenta di giungere alla definizione<br />

<strong>dei</strong> provvedimenti in termini prefissati, rendendo possibile così il<br />

rispetto dell'ordine del giorno e, quindi, del calendario e del program­<br />

ma. Ci troviamo di fronte, in definitiva, ad un circolo vizioso: senza<br />

possibilità di fissare termini precisi non vi può essere programmazione<br />

sostanziale e se questa non si attua viene vanificata la riserva di argo­<br />

menti a favore deUe minoranze e la prospettiva di un loro piìi ampio<br />

e concreto coinvolgimento nel processo decisionale della <strong>Camera</strong>. Un<br />

problema di difficilissima soluzione, soprattutto perché bisogna supe­<br />

rare, prima ancora degli ostacoli effettivi, anche antiche diffidenze tra<br />

le forze politiche tradizionalmente di opposizione e quelle altrettanto<br />

tradizionalmente collocate nell'area di maggioranza, cui potrebbe forse<br />

essere data una risposta soddisfacente per tutti solo portando alle estre­<br />

me e logiche conseguenze la linea della riforma del 1981, conferendo<br />

al Presidente di Assemblea, in modo pieno ed incontrovertibile, il<br />

potere di determinare il punto di equilibrio tra le esigenze delle varie<br />

forze politiche e di agire perché esso sia rispettato.<br />

Al Presidente dovrebbe, perciò, essere attribuito il pieno controllo<br />

del procedimento, rimettendo alla sua prudente valutazione sia la<br />

determinazione dell'ampiezza delle varie fasi di questo non ancora ri­<br />

gorosamente delimitate in regolamento (pregiudiziali e sospensive,<br />

ordini del giorno di istruzione al Governo, possibilità e limiti di inter-<br />

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