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e - Camera dei Deputati

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{^) Ci si riferisce ovviamente all'Ufficio di Presidenza definitivo e non a<br />

quello provvisorio che viene formato nella prima seduta della legislatura con<br />

criteri automatici con il compito di coadiuvare il Presidente fino alla « costi­<br />

tuzione » dell'Ufficio di Presidenza definitivo.<br />

(5) G.F. GIAURRO, « Gli organi della <strong>Camera</strong> », in 1/ Regolamento della Ca­<br />

mera <strong>dei</strong> deputati, storia, istituti, procedure, a cura del Segretariato generale<br />

della <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> deputati, Roma, 1968, p. 188.<br />

(6) Cfr. V. MANCINI-V. GALEOTTI, Norme ed usi del Parlamento italiano,<br />

Roma, 1887, p. 92.<br />

(^) Le proposte di modificazione del Regolamento della <strong>Camera</strong> furono discusse<br />

ed approvate neUa tornata del P maggio 1929 (Atti parlamentari, legislatura<br />

XXVIII, Discussioni, pp. 21-23). La revisione degli ordinamenti interni<br />

della Assemblea si rendeva necessaria — secondo il relatore Turati (Doc. IV,<br />

n. 1-A) — per rendere tali ordinamenti corrispondenti al «nuovo spirito totalitario<br />

dell'Assemblea ». Dal Regolamento in vigore occorreva togliere per intero<br />

il concetto della rappresentanza delle minoranze. « Noi non conosciamo — si<br />

affermava nella relazione — minoranze. Il Regime fascista è un blocco omogeneo:<br />

nulla vi ha, oltre i suoi margini, degno di essere rappresentato ».<br />

Sui criteri ispiratori del Regolamento allora approvato, che — con alcune mo­<br />

difiche — rimase vigente durante il ventennio fascista, cfr. anche G. PER­<br />

TICONE, Il regime parlamentare nella storia dello Statuto Albertino, Roma, 1960,<br />

pp. 265 ss.<br />

(^) Non si trattò, infatti, di elezioni, bensì di un plebiscito e così fu definita<br />

nel linguaggio politico fascista quella consultazione che «doveva servire ad 'eleggere'<br />

la prima <strong>Camera</strong> del regime e soprattutto sancire solennemente, attraverso<br />

appunto un voto il più possibile plebiscitario, il consenso, la adesione del paese<br />

alla politica mussoliniana, al fascismo e al regime stesso » (R. DE FELICE, Mussolini<br />

il fascista, l'organizzazione dello Stato fascista 1925-29, IV ed., Torino,<br />

1968, p. 437).<br />

In base alla legge elettorale del 17 maggio 1928 agli elettori era stata tolta<br />

ogni facoltà di scelta <strong>dei</strong> candidati. La votazione avveniva con un sì o un no su<br />

un'unica lista di 400 deputati « designati » dal Gran Consiglio del fascismo. Il<br />

voto doveva essere espresso scegliendo tra due schede, una tricolore per il sì<br />

ed una bianca per il no.<br />

Sul carattere delle elezioni del 1929 cfr. anche P. CALAMANDREI, « La funzione<br />

parlamentare sotto il fascismo », in II centenario del Parlamento, a cura del<br />

Segretariato generale della <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> deputati, Roma, 1948, pp. 286 ss.<br />

(9) Cfr. R. AsTRALDi, Le norme regolamentari del Parlamento italiano, Ca­<br />

mera <strong>dei</strong> deputati, Roma, 1932, p. 84.<br />

Sul processo di evoluzione della <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> deputati nel periodo fascista<br />

cfr. anche I. SCOTTI, « Il fascismo e la <strong>Camera</strong> <strong>dei</strong> deputati », in Bollettino di<br />

informazioni costituzionali e parlamentari, Roma, 1984, n. 1, pp. 101 ss.<br />

i}^) Cfr. art. 5 Reg. <strong>Camera</strong>, testo unico P maggio 1929.<br />

(^^) L'annuUamento dell'autonomìa della Assemblea in quel periodo è testimoniato<br />

anche dalla coincidenza, che si verificò nella persona di Dino Grandi,<br />

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