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e - Camera dei Deputati

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suo prestigio di giurista e di esperto parlamentare. Egli affermò di<br />

ritenere « che la dichiarazione di voto sia sempre permessa: è una<br />

garanzia a cui non si può rinunciare. Se molti votano con le due<br />

palline in mano, in modo da farle vedere, non sembra giustificato<br />

che si possa proibire, a chi voglia farla, questa dichiarazione ». In­<br />

fine l'anziano uomo politico così concluse: « Che siano permesse<br />

dichiarazioni di voto, anche se c'è lo scrutinio segreto. Non c'è nes­<br />

sun articolo che lo vieti, e neppure nessuna ragione ».<br />

Al contrario, nella seduta del 3 luglio, il Presidente Terracini negò<br />

la parola all'onorevole Piccioni che aveva chiesto di parlare per di­<br />

chiarazione di voto su un emendamento dell'onorevole Nobile, co­<br />

munista, su cui era stata chiesta la votazione a scrutinio segreto.<br />

All'onorevole Moro, che aveva osservato che « la dichiarazione di<br />

voto si è fatta altre volte », l'onorevole Terracini così replicò: « Si è<br />

fatta una volta o due, e poi si è riconosciuto che è contraddittoria<br />

con la segretezza del voto... Ora, però, ritengo che sia opportuno<br />

adottare il criterio più logico, e cioè che nelle votazioni a scrutinio se­<br />

greto non si facciano dichiarazioni di voto ».<br />

Le affermazioni del Presidente suscitarono un dibattito che an­<br />

cora oggi ha qualche interesse. Intervennero l'onorevole Cevolotto,<br />

dem.olaburista, l'onorevole Giannini, dell'Uomo qualunque, e il de­<br />

mocristiano Micheli. Quest'ultimo, dopo aver detto che sulla que­<br />

stione la consuetudine parlamentare era inesistente, in quanto in tanti<br />

anni di libero Parlamento vi erano stati due o tre soli casi di richie­<br />

sta di scrutinio segreto, osservò che « qui, attraverso ragioni politiche,<br />

che io non discuto, ma che disprezzo, si è troppe volte esagerato<br />

nel chiedere lo scrutinio segreto, anche quando questa richiesta non<br />

ha nessuna ragione di essere ».<br />

L'onorevole Micheli proseguì ricordando il precedente dell'ono­<br />

revole Orlando nella seduta del 2 maggio e, dopo aver invitato i col­<br />

leghi a limitare il numero degli scrutini segreti, così espose la sua<br />

tesi: « Dal momento che si abusa dello scrutinio segreto, i depu­<br />

tati hanno sempre egualmente il diritto di dire il loro pensiero at­<br />

traverso le dichiarazioni di voto ».<br />

L'onorevole Terracini, pur prendendo atto del precedente dell'ono­<br />

revole Orlando e facendo proprio l'invito dell'onorevole Micheli ad<br />

« astenersi dal ricorrere troppo di frequente al voto segreto », ribadì<br />

che « quando ad esso sì addivenga, è necessario rinunziare alle di­<br />

chiarazioni di voto » e che fino a quando l'Assemblea non avrà ap-<br />

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