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e - Camera dei Deputati

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Questo episodio, oltre a dimostrare che la crisi di governo è pra­<br />

ticamente inevitabile di fronte a contrasti interni insuperabili, an­<br />

corché di carattere personale fra ministri, conferma che, allo stato<br />

attuale della normativa, il Presidente del Consiglio non dispone del<br />

potere di estromettere un ministro dalla compagine governativa. E<br />

un'ulteriore conferma di ciò si ricava dalla relazione della Com­<br />

missione per le riforme istituzionali, presieduta da Aldo Bozzi, nella<br />

quale, per quanto attiene al Governo, nell'ambito di una linea di<br />

tendenza favorevole ad una valorizzazione della figura del Presi­<br />

dente del Consiglio e nel quadro di un rafforzamento <strong>dei</strong> suoi po­<br />

teri, si prevede una nuova formulazione dell'articolo 93 della Costi­<br />

tuzione, che all'ultimo comma attribuisce al Presidente del Consiglio,<br />

oltre ad un sostanziale potere di nomina (attualmente condizionato<br />

dalle designazioni che provengono dalle direzioni <strong>dei</strong> partiti e <strong>dei</strong><br />

gruppi che compongono la maggioranza), il potere di revoca <strong>dei</strong> mi­<br />

nistri, da realizzare con atto formale del Presidente della Repub­<br />

blica (^^). Se tale modificazione dell'articolo 93 della Costituzione<br />

venisse approvata, ciascuna <strong>Camera</strong> potrebbe quindi rimuovere il<br />

singolo ministro solo in via mediata, impegnando cioè il Presidente<br />

del Consiglio a revocarlo.<br />

Alla luce <strong>dei</strong> princìpi che informano la vigente Costituzione è<br />

comunque da ritenere che, qualora il ministro « sfiduciato » non si<br />

dimettesse spontaneamente, il Governo, per ottemperare ad una<br />

siffatta deliberazione del Parlamento, non avrebbe altra via che quel­<br />

la di dimettersi in blocco (^'').<br />

Bisogna poi osservare che, anche sul piano politico-fattuale, una<br />

votazione di una <strong>Camera</strong> favorevole alle dimissioni di un ministro<br />

di un Governo di coalizione verrebbe quasi sempre a sancire una<br />

rottura del patto di governo fra i partiti della maggioranza e quindi<br />

comporterebbe le dimissioni del Governo. Eventualmente, la situa­<br />

zione potrebbe essere diversa nel caso di un Governo monocolore<br />

espressione di un partito che avesse la maggioranza alle Camere,<br />

poiché in caso di votazione favorevole alle dimissioni di un mini­<br />

stro, sarebbe più facile indurlo ad abbandonare la carica, conside­<br />

rato anche che parte <strong>dei</strong> voti a lui contrari sarebbero di « franchi<br />

tiratori » del suo partito.<br />

Pertanto, l'approvazione di una delle ricordate mozioni o risolu­<br />

zioni con cui si impegnava il Governo a « dimettere » un ministro<br />

avrebbe comportato, a fronte di governi di coalizione, l'inevitabile<br />

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