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e - Camera dei Deputati

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necessità di una maggiore estensione temporale (ad es. il disegno di<br />

legge di delega per la riforma del codice di procedura penale presente<br />

m cmque programmi consecutivi o il disegno di legge per la carcera­<br />

zione preventiva);<br />

b) apparizione e sparizione, con ricomparsa in programmi succes­<br />

sivi, di progetti di legge, a volte per motivi reali (un cosiddetto « inci­<br />

dente d'Aula » ad esempio) a volte per ragioni meno comprensibili<br />

(ad es. i progetti di legge sui ladini e di modifica dello Statuto della<br />

Sardegna).<br />

Negli ultimi tempi, inoltre, si è andata affermando una prassi, forte<br />

già di alcuni precedenti (si vedano i calendari 26-30 novembre e 3-7<br />

dicembre 1984 e, da ultimo, 11-19 aprile 1985), che consente la deci­<br />

sione sul calendario anche in assenza di un programma formalmente<br />

deliberato. Ora queste forme, per altro anomale, di programma-calen­<br />

dario non devono considerarsi certo precluse in una struttura che deve<br />

pur sempre preservare un notevole grado di elasticità, però il loro<br />

reiterarsi a così breve distanza di tempo costituisce il miglior indizio<br />

di una situazione di crisi dell'istituto che, non avendo mai attinto quel<br />

ruolo che il regolamento e la teoria gli assegnavano ed essendosi perciò<br />

ridotto ad un mero elenco di argomenti, tende ormai a presentarsi come<br />

una sovrastruttura sostanzialmente inutile ed ingombrante.<br />

Di qui l'affermarsi progressivo della centralità del calendario (idea<br />

del resto non nuova: da essa, infatti, aveva sostanzialmente preso le<br />

mosse nella VII legislatura l'attività della Giunta per il regolamento)<br />

che da strumento attuativo prevalentemente tecnico assurge, in luogo<br />

del programma, ad atto politico centrale dell'organizzazione <strong>dei</strong> lavori;<br />

il calendario, infatti, è strumento più concreto, più vicino alla tradi­<br />

zionale struttura dell'ordine del giorno (si tratta, soprattutto nel caso<br />

ormai frequente di calendario breve, di una somma di pochi ordini<br />

del giorno ed a suo favore gioca quindi anche il peso della tradizione)<br />

e conduce le forze politiche al confronto od allo scontro su pochi prov­<br />

vedimenti, senza spingerle a mettere ordine al loro interno, a formulare<br />

e definire esse per prime una programmazione politica, una scala di<br />

priorità per il medio periodo.<br />

30<br />

Il rischio del prevalere di questa prassi, al di là del fatto stesso<br />

ittimità della sua esistenza come valvola di<br />

della

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